Thursday, January 30, 2014

Recensione del film "Serafino"

Serafino è un pastore che ha conservato uno stile di vita libero e in armonia con la natura. Due sono le cose che minacciano la sua libertà, due pericoli che a prima vista non appaiono subito legati con una forte limitazione della libertà dell'uomo, ma che subito poi si rilevano essere ceppi da cui è difficile liberarsi.

Uno è il denaro, che rende schiavo chi lo adora e lo conserva. Di questo pericolo Serafino si libera facilmente: una volta ereditati i soldi dalla vecchia zia, li sperpera in feste e divertimenti con la gente del suo paese. Il denaro su Serafino non ha alcun potere perché egli non ha bisogno di niente che il denaro possa comprare. La sua felicità è lì col suo gregge, nell'alta montagna dove lui se ne sta beato. Emblematica la scena della macchina costosa che cade in un dirupo e va a fuoco. Per Serafino non si tratta di una perdita di cui piangere, ma di uno spettacolo di cui essere allegri, meglio dei fuochi d'artificio.

L'altro pericolo mortale per la libertà di un uomo è il matrimonio. Matrimonio fa rima con patrimonio e in effetti dal medioevo sino ad oggi raramente ci si sposa per amore o l'amore finisce presto soffocato dalla rigidità di un legame forzatamente ad uno ad uno, del tutto artificiale in natura per la nostra specie. Serafino è immune anche a questo pericolo perché lui fa l'amore solo per piacere e quando ne ha voglia e con tutte le donne che gli capitano, proprio come gli animaletti selvaggi. I tabù o l'ipocrita decenza sono a lui sconosciuti. E se alla fine sposerà una prostituta al fine di sbloccare l'eredità della zia più che altro a vantaggio di quest'ultima, per aiutarla a mantenere i suoi quattro figli illegittimi, e non tanto per poter disporre lui dei soldi a suo vantaggio personale, non vuole una moglie. Nel finale, lascia libera anche lei di vivere come vuole e se ne va a pascolare le pecore in montagna.

Il messaggio del film è chiaro. Serafino e i pastori sono gli ultimi uomini liberi, in una società che rende l'uomo schiavo, da una parte separandolo dall'ambiente naturale e ammassandolo nel grigio delle città e dall'altra creando per lui falsi idoli e desideri, funzionali ai meccanismi economici, peraltro non sostenibili, del capitalismo, sottovalutando le gioie naturali, che invece vengono dalle piccole cose.

Serafino non riesce proprio a vivere nelle città, non accetta lo stile di vita, le convenzioni sociali e l'ambiente artificiale. Egli sente la nostalgia del suo paese, del cibo genuino, delle donne semplici e della natura incontaminata. Forzatamente chiamato alle armi, cozza continuamente contro la stupidità del militarismo al punto che i suoi superiori, dopo mille punizioni non lo sopportano più e lo riformano credendolo matto. Ma Serafino è in realtà il più savio di tutti.

Scheda del film "Serafino" su Wikipedia.it e su MyMovies.

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