Monday, July 2, 2012

Uscire dal sistema capitalista: la mia esperienza

È quasi un anno ormai che ho deciso definitivamente d'uscire dal sistema economico capitalista. Non lavoro più come dipendente, non lavoro più per i soldi, eppure sto lavorando autonomamente di più di prima per cercare di crearmi un'attività che mi consenta di guadagnare giusto il necessario per vivere singolarmente e sto anche studiando molto.

Tuttavia il mio odio verso il capitalismo non è scaturito da convinzione ideologica, ma da esperienza diretta dopo circa 15 anni di vita lavorativa in questo sistema a cui è difficile sfuggire, visto che ormai ha attanagliato tutto il mondo.

Non sono quindi un comunista o un anarchico ideologico. Sono (e sono ancora) politicamente neutro. Non credo che il comunismo possa funzionare in questo mondo, anche se come ideologia è cento volte migliore del capitalismo. Quest'ultimo non è altro che l'adorazione del Dio Denaro, non ha niente d'umano. Che gli schiavi del capitalismo siano umani o robot non fa alcuna differenza per come funziona il sistema.

L'unica differenza consiste nelle modalità per metterlo insieme. Come immaginò Asimov nelle sue tre famosi leggi della robotica, basterebbe programmare nei robot una regola che devono ubbidire agli uomini (con alcune ovvie eccezioni, ad es. per evitare che ci aiutino a suicidarci) per essere sicuri che lavorino per noi. Nel caso degli uomini invece ciò non è possibile. Per rendere gli uomini schiavi di un' ideologia o di altri uomini, devono essere escogitati meccanismi più subdoli e meno permanenti della legge robotica codificata nei cervelli positronici immaginati da Asimov, come quello messo in essere dal capitalismo, basato sul desiderio di possesso del denaro e sul divino strapotere attribuito ad esso.

Così se non sono nè comunista nè capitalista, forse sono anarchico. Non lo so nemmeno io cosa sono. Mi possono attaccare qualunque etichetta ed epiteto... ma il mio pensiero resta questo: bisogna evolvere verso una società in cui nessuno s'arricchisce sfruttando gli altri e tutti godono dei frutti del progresso scientifico e tecnologico nella giusta misura, senza gonfiare artificialmente le necessità naturali dell'uomo, come è stato fatto ad arte col consumismo. Il consumismo e il capitalismo lavorano l'uno per l'altro... un circolo vizioso per farti lavorare di più, allo scopo di avere i soldi per soddisfare bisogni del tutto inutili e per produrre i beni che li soddisfano. Spesso a scapito della terra, che per questa inutile sovrapproduzione di beni ha sofferto l'impauperimento e l'inquinamento delle sue risorse più preziose. Ma stai sicuro che da questo superconsumo e superlavoro ci sono pochi che non lavorano e ci guadagnano.

Ma torniamo alla mia esperienza. Sono un programmatore di computer. Mi sono licenziato perchè trovato ogni lavoro stupido. Una storia che suona quasi strana e assurda, visto che il problema principale della gente sembra essere la disoccupazione. Dico sembra, perchè la disoccupazione, intesa come il non aver niente da fare, non esiste in natura. È solo la conseguenza di un sistema economico sbagliato e viene usata anche come una minaccia per mantenere la gente schiava del sistema economico stesso. Può un animale essere disoccupato? È lo stesso per noi, si è disoccupati e poveri in un sistema che ti priva della possibilità di usufruire liberamente delle risorse naturali (è questa la più diretta conseguenza della proprietà privata) o di poter scambiare il tuo lavoro specializzato con quello degli altri, cosa di cui hai bisogno per poter vivere di un solo lavoro specializzato. Quest'ultimo caso accade di frequente: il capitalismo di per sé non garantisce in alcun modo che il tuo lavoro sia d'utilità agli altri e che rimanga tale. Al contrario certi tipi di lavoro creati dal capitalismo per soddisfare bisogni non naturali sono più soggetti a diventare obsoleti di quelli che soddisfano bisogni naturali e universali.

La disoccupazione non è un problema tuo. È un problema del sistema economico. Se il tuo lavoro non viene apprezzato, tu puoi sempre cambiare lavoro, finchè trovi qualcosa che lo è. In ogni caso è possibile per il singolo riuscire a trovare il modo per vivere del proprio lavoro direttamente e/o indirettamente, a meno che questo non gli venga impedito da un sistema economico fortemente ingiusto come il capitalismo. La condizione di povero e disoccupato è quindi innaturale e assurda al di fuori del capitalismo e dei vincoli che esso crea nella subordinazione dei lavoratori.

Anche quando c'è abbastanza lavoro per tutti o addirittura l'offerta supera la domanda, nel capitalismo devi limitarti a fare il tipo di lavoro che ti offre il sistema, alle condizioni che decide il sistema. Se il sistema non ti offre niente in una certa area geografica, o non accetti le condizioni, o non accetti di emigrare, allora sei disoccupato.

Io sono un esempio vivente del raro caso in cui il sistema non ti offre niente di adeguato su una vasta area geografica, ma la cosa è molto comune su aree geografiche di piccole dimensioni. A lungo ho cercato un posto di lavoro dove usare il cervello senza successo in tutta Europa. Nel Regno Unito i recrutatori del loro bel libero mercato del lavoro mi hanno sommerso d'offerte di lavoro tutte uguali, la maggior parte roba per cui ero chiaramente più che qualificato, e alcune ancora arrivano, nonostante le mie risposte tutte negative e dopo aver inoltrato richiesta di cancellazione dei miei dati da tutti i loro sistemi di collocamento.

La mia drastica decisione di rompere col capitalismo non è stata immediata. Inizialmente ho preso solo la decisione di lasciare il mio ultimo lavoro, pur senza avere alcuna altra prospettiva di qualcosa di meglio. Questa è stata una di quelle decisioni improvvise e dovuta a rabbia per l'impossibilità di trovare qualcosa d'interessante che consentisse di usare la mia intelligenza, dopo l'ennesimo inganno da parte del mio ultimo datore di lavoro. Avrei anche voluto avere un lavoro normale, nel senso di un lavoro che lascia un po' di tempo libero e spazio per la vita privata. Nessuna delle due cose è stata possibile in questo sistema, nemmeno singolarmente. Non avevo posto alcuna condizione riguardo al salario: per un lavoro interessante ero disposto a lavorare per un salario basso (persino al limite della sussistenza e addirittura con straordinari non pagati) e disposto a trasferirmi dappertutto nel mondo. Non ho trovato niente d'interessante, solo lavori stupidi,  quelli sì e la maggior parte con salario basso e extralavoro non pagato. Se vuoi lavorare a basso costo e arricchire i capitalisti, è molto facile trovare un lavoro, anzi il lavoro trova te. Se vuoi lavorare poco per guadagnare poco oppure normalmente ma pretendi una giusta paga, diventa molto difficile. Indipendentemente dalle condizioni economiche e dal carico di lavoro, se cerchi un lavoro intelligente, diciamo qualcosa un po' meglio della media, non trovi proprio niente, nè con alta nè con bassa paga.

Appena licenziatomi e uscito da questo odioso sistema stupido e schiavista che è il lavoro dipendente nel regime capitalista, ancora non mi ero reso conto di ciò, anzi speravo di trovare un lavoro decente. Ma l'impossibilità di ciò non ha tardato a rivelarsi. Ho presto compreso che anche se fossi in California, in America sarebbe stato molto difficile. Ho avuto una crisi e un periodo di depressione, da cui per fortuna sono uscito dopo pochi mesi per pura forza di reazione. La guarigione è avvenuta quando ho iniziato a lavorare per conto mio sui miei progetti e le mie idee e il lavoro s'è fatto tanto più interessante quanto i miei guadagni immediati sono fortemente diminuiti, così come pure la sicurezza lavorativa che ora non ho più affatto.

Vengo da un'area economicamente disastrata, inquinata, corrotta, mafiosa e spopolata dell'Italia meridionale, dove il lavoro manca e da tempo i giovani emigrano massicciamente, più dei loro padri e proprio come i loro bisnonni facevano nel secolo scorso. Nel passato ho sempre lavorato come dipendente. Finora mi era mancato il coraggio di mettermi in proprio, tuttavia ora che ho questo coraggio le cose sono cambiate, perchè ora odio il sistema capitalista per la sua stupidità e il modo in cui impiega le persone e non dà nessun valore all'intelligenza. Personalmente, sento che mi ha rubato 15 anni preziosi della mia vita e non voglio farne più parte.

Alla mia depressione s'è sostituita una forma di odio e disprezzo permanente nei confronti del capitalismo e di desiderio di rovesciarlo. Tuttavia vista la difficoltà di tale progetto, ho subito rinunciato alla lotta armata, essendo però sempre pronto a intervenire nel caso si crei una situazione favorevole.

Così la mia unica alternativa è stata d'adattarmi a vivere a modo mio nel sistema. Un sistema che non solo non approvo, ma che disprezzo. I soldi e i benefici che questo sistema garantisce al duro prezzo di renderti schiavo (compresa la pensione) non valgono più niente per me. Quello che conta per me nella vita è di fare qualcosa d'intelligente, di studiare, di dedicarmi alla scienza. Ho abbracciato in modo radicale la filosofia del downshifting e deciso di lavorare in questo tipo d'economia giusto quel poco che basta per soddisfare le esigenze basilari della vita, che significa in pratica pagare l'affitto, le bollette e comprarmi da mangiare e niente di più.

Anche se non ho i soldi per andare al ristorante e devo accontentarmi di un pranzo economico fatto in casa o indossare sempre lo stesso cappotto da 10 anni, tutto questo non lo vedo più come una punizione. Il tempo libero che posso dedicare allo studio e ai miei hobby vale per me molto di più dei soldi extra che potrei guadagnare lavorando più dello stretto necessario. Dopo aver rifiutato la logica perversa del capitalismo, ho perso soldi ma mi sono arricchito. Infatti io ora sono ricco, sono ricco di tempo e intelligenza. Ho così scoperto una ricchezza inaspettata e consumismo e capitalismo mi paiono ora entrambi assurdi e stupidi come non mai!

Sono arrivato ad un punto in cui dò il giusto valore al tempo e vivo ogni giorno come se dovessi morire domani. Il che non significa che sono privo di scopi nella vita, anzi il contrario, perseguo solo scopi che ritengo importanti nell'arco di tutta la vita, difatti il mio obiettivo ora è di diventare uno scienziato. I soldi che servono per questo sono pochi, molti di meno di quelli che si guadagnano lavorando a tempo pieno. Servono pochi soldi e molto studio. Rinunciando a tutti i divertimenti ho deciso di lavorare giusto per mantenermi agli studi. Ancora notate la frase: non lavoro per i soldi, lavoro per mantenermi agli studi. Una volta soddisfatte le mie necessità non lavoro più: come il leone sazio che non va a caccia di un'altra preda finché non ha fame di nuovo.

Ma la vita è dura. Non è facile vivere così, alla giornata, come dovrebbe essere. Nel sistema capitalista sono oramai un soggetto visto male: uno che non vuole lavorare per fare più soldi come tutti gli altri. Non vuole lavoro a tempo pieno o fisso, a cui ci si deve dedicare completamente. È insensibile al denaro e disprezza i ricchi, dice che si dovrebbero vergognare perchè la loro ricchezza non può essere frutto di soli meriti personali, ma si basa sul sistema ingiusto del capitalismo, sullo sfruttamento di qualcosa, molto spesso di altri esseri umani. Sono uno che non ha padroni. Eppure tutto questo dovrebbe essere normale.

Una volta eravamo tutti così, liberi. Com'è riuscito il capitalismo a schiavizzare la gente nel modo più subdolo, ovvero senza che s'accorgano d'essere schiavi, nonostante non hanno nemmeno il tempo di vivere e la vita è così breve? Semplice, con l'inganno, elevando a Dio il denaro. Facendo credere che col denaro si può comprare tutto, che il denaro è potenza infinita. Così milioni di lavoratori sono assoggettati ad una oligarchia di capitalisti ricchissimi di denaro, poveri d'intelletto e del tutto privi di principi morali, che sfruttano il lavoro della gente per arricchirsi sempre di più. Mi fanno schifo ed avrei voglia di schiacciarli come mosche... si badi bene che questi sono pensieri personali, non intendo incitare alla violenza contro i ricchi nè tantomeno le mosche, anche perchè dicendo questo rischio bene di finire in galera: è reato anche solo pensarlo nella nostra "democrazia".

La cosa assurda è che per guadagnarsi questo denaro in surplus si perde la libertà e il tempo e che spesso non si sa nemmeno come spenderlo. Ma a quest'ultimo problema hanno trovato una soluzione, che retroalimenta il sistema capitalistico rafforzando ancora di più la ricchezza e il potere dei capitalisti a discapito dei lavoratori: le banche. E la cosa ancora più assurda è che sono i lavoratori stessi che mettendo i loro risparmi in banca, svendono due volte i frutti del loro lavoro.

I banchieri sono una sottospecie di capitalisti che fanno profitto soltanto con l'immateriale, senza esercitare il controllo di nessun mezzo fisico di produzione: usano solo denaro per fare altro denaro. Ma sempre, beninteso, alle spalle dei lavoratori. I giochi d'azzardo sono matematicamente fatti in modo tale che "è sempre il banco che vince" e qui è lo stesso, "è sempre la banca che guadagna". Infatti le banche prestano i soldi ad un tasso d'interesse molto più alto rispetto a quella miseria che danno ai lavoratori per convincerli a metterceli, miseria che non copre nemmeno l'inflazione a cui il denaro è soggetto, e i tassi d'interesse non seguono affatto l'inflazione, anzi il contrario.

Volete lavorare di più per arricchire i banchieri? Non conviene accumulare soldi, tra crisi economiche e inflazione galoppante, ce ne perderete parecchi. È come lavorare una giornata intera per essere pagati solo la metà. Tanto vale lavorare mezza giornata allora, fare giusto i soldi per vivere e per il resto divertirsi. Futtitinne e campa 'a la jurnata è la risposta giusta per non fare gl'interessi di quegl'avvoltoi delle banche e dei finanziari.

Eccoci quindi al punto in cui oso dire senza peli sulla lingua quello che penso riguardo al denaro, al capitalismo e al consumismo. Sono tutte cose brutte, molto brutte.

Primo: i soldi sono un mezzo non un fine, proprio come lo scambio diretto di beni e servizi. I soldi sono solo un'alternativa pratica al baratto. Non è necessario avere soldi per soddisfare le necessità della vita, ma piuttosto qualcosa da barattare. In una società moderna il lavoro è diventato specializzato, non si può più provvedere singolarmente a tutte le proprie necessità. Così si deve lavorare, in modo specializzato, per avere qualcosa da barattare e poter soddisfare tutte le altre necessità della vita che il proprio lavoro non soddisfa direttamente. Per questo si lavora, non per i soldi. Ripeto ancora: i soldi sono solo un sistema per effettuare baratti in differita e differenziati. Insomma una merce di scambio, niente di più.

Il capitalismo e il consumismo non centrano proprio nulla con il lavoro, sono l'invenzione di menti subdole che tentano di sovvertire il sistema economico naturale (quello dei baratti, con e senza soldi, che per sua natura è del tutto egualitario) per girarlo a vantaggio di pochi singoli. Basta dire "no" e non prestarsi al loro gioco ed è finita per loro. I capitalisti dovranno mettersi a lavorare come gli altri, per avere qualcosa di buono da barattare con tutti gli altri, invece d'arricchirsi senza lavorare, facendo lavorare (o meglio sfruttando) la gente e sottraendogli buona parte del valore del loro lavoro.

Il lavoro invece non è una cosa brutta, è una necessità. Come lo è per gli animali procacciarsi il cibo. Il lavoro deve servire unicamente a soddisfare i propri bisogni, che variano in quantità e qualità da individuo a individuo, ma ce ne sono alcuni naturali che tutti condividiamo (come mangiare o vestirsi per ripararsi dal freddo).

Una società civile e avanzata dovrebbe garantire per legge il soddisfacimento dei bisogni di base di tutti a fronte di una minimo di lavoro richiesto a tutti quelli in grado di lavorare. Di conseguenza, questo minimo di lavoro, di ogni tipo, ha più o meno lo stesso valore, in quanto soddisfa bisogni che sono più o meno gli stessi per tutti. Difficilmente uno può mangiare 10 volte tanto di un'altro (senza schiattare per obesità oppure può essere così solo se il secondo muore di fame).

Uno può scegliere di lavorare di più e guadagnare in proporzione, usando i risparmi accumulati per acquistare di più di quello che gli serve, se proprio ci tiene, oppure per non lavorare poi in futuro per un certo periodo. Alcuni lavoreranno di più solo per passione, ma questo non è un certo un problema. Finchè il surplus di lavoro è volontario, questo non è un problema. Quando è imposto a tutti per mantenere la ricchezza di pochi, allora diventa sfruttamento, una subdola forma di schiavismo.

Si può fare una società in cui la ricchezza è equamente distribuita e ci sono delle maggiorazioni per chi lavora di più. Il tutto finchè si bilancia domanda e offerta. Siamo tutti abbastanza ricchi e felici e questo non è comunismo, ci sono ancora delle differenze, ma non così enormi ed ingiuste come nel capitalismo, la forma più selvaggia di organizzazione economica basata sul denaro.

A parità di ore lavorate, uno scienziato non deve guadagnare più di un contadino, così come un leone non ha più bisogno di carne di qualsiasi altro leone. Che mi piaccia fare lo scienziato o il contadino, la cosa non ha certo a che fare con i soldi! Del resto proprio queste disparità hanno prodotto un peggioramento della qualità del lavoro: la gente non fa più un lavoro solo per piacere e non fa più un buon lavoro solo per passione. È stata ingannata, indotta a pensare che solo i soldi contano e così si cerca solo il modo di fare più soldi o si fa a malavoglia un lavoro che non piace, solo per i soldi, ma con scarsi risultati. Ma i soldi non centrano proprio niente col lavoro. Il capitalismo fa dipendere tutto dai soldi, come se fossero l'unica molla che spinge l'umanità e con questo la rende schiava.

La parola schiavo non è esagerata: ci sono al mondo poche persone ricchissime che si stanno arricchendo sempre di più, accumulano sempre più denaro. Queste persone schiavizzano tutti gli altri in misura maggiore o minore a seconda sei casi.

Nel capitalismo solo il denaro ha importanza. Tutto ha un prezzo, anche la terra con tutto quello che contiene. E un minuto del nostro tempo che prezzo ha? Dipende dalla durata della vita (che non sappiamo) o è uguale per tutti? O dipende da quanto già sei ricco? Oppure se sei vecchio o giovane? O se stai soffrendo o sei felice? Come pretendono di dare un valore monetario a beni che spesso ne hanno anche uno affettivo?

Io ho deciso di lavorare in proprio con la seguente politica: faccio il lavoro il meglio che posso e il prezzo lo decide chi riceve il lavoro da me o lo scambia con altri beni e servizi (il denaro non è sempre necessario anche nell'epoca moderna). Questo viola le leggi dell'economia capitalistica, in cui il prezzo lo fa il mercato (quando non ci sono lobby che lo fissano) e lascia molta gente stupita. Molti non sono abituati a questo tipo di parcella libera e non hanno idea di quanto pagarmi. La maggior parte vuole sapere quanto tempo ci ho messo e moltiplica questo tempo per un certo costo orario che ritiene equo, quindi non si guadagna di più in questo modo. A che pro, allora?

La ragione per cui lo faccio non è per la speranza di guadagnare di più. Non so quanto potrei guadagnare fissando un prezzo. Nessuno sa quant'è questo prezzo di mercato per ogni prestazione. Il prezzo che pratica il tuo concorrente, non ti dice niente, perchè il lavoro che fai tu non è lo stesso del suo, in molti casi. Trovo quindi molto più giusto lasciare alle parti interessate e non al mercato di fissare i prezzi. Tra l'altro così il denaro che ricevo dal mio cliente (o l'equivalente lavoro da parte sua in alternativa se intende pagarmi con altro lavoro o un bene materiale se intende effettuare un baratto) mi dice anche quando il mio lavoro è stato apprezzato.

Questo è quello che ha valore per me. Quanto il mio lavoro viene apprezzato. Il capitalismo conosce il prezzo di tutto ma il valore di niente.

Aggiornamento: la mia attività autonoma non ha funzionato. Lavorando per conto proprio nelle città è difficile riuscire a fare abbastanza per vivere. Così ho lavorato come dipendente in Germania, ho messo da parte un po' di soldi per il mio progetto e sono tornato in Calabria, dove ho recuperato la terra e casa abbandonata del nonno. L'unico e solo modo per uscire dal capitalismo e dal consumismo senza diventare poveri e emarginati è di coltivare la terra con metodi biologici e produrre tutto quello di cui si ha bisogno da se'. Io ho appena iniziato e non sono ancora arrivato all'autosufficienza.


Ero anche andato a studiare fisica in Germania. Ero uno dei migliori studenti in un'universita' prestigiosa ma ho lasciato perche' i metodi d'insegnamento che usano sono dolorosi. Non c'è piacere nell'imparare come quando studio da solo. Ora sto cercando di creare la mia fattoria, ma non vendo niente: produco solo quello che mi server per mangiare e l'obiettivo finale e' di non andare mai al supermercato e lavorare a mezza giornata, facendo quello che voglio per il resto del tempo. Non paghero' le tasse e non saro' allacciato alle reti elettriche, fognarie e acquedotti. Adottero' una soluzione ecologica: compost toilet (compost dagli escrementi), sapone dalla lisciva non inquinante, pannelli solari, pozzo per l'acqua e quella potabile la prendo dalle fontanelle pubbliche dove si spreca. Il lungo viaggio che ho fatto in tre nazioni straniere mi ha portato al punto di partenza, ma con un'idea completamente diversa. Non avrei mai immaginato che potesse andare cosi', se lo avessi saputo prima mi sarei risparmiato la fatica, ma la strada giusta la si puo' trovare solo per tentativi, nessuno te la indichera' mai. L'unico consiglio che posso dare: non adattarsi o arrendersi mai a una situazione che non piace. E' possibile fare delle scelte diverse, anche se impopolari o strane. Usa la tua libertà anche se ti costa fatica farlo e non te ne pentirai mai.

42 comments:

Gruscenka said...

Ciao Antonio. Cercavo qualcosa che mi spiegasse l'uso del Lo spagnolo meglio del mio libro, e, oltre al tuo chiarissimo post sul'articolo neutro - grazie! - ho trovato questo. Vedi tu le coincidenze: proprio stamane ho finito di ultimare un mio piccolo racconto che verte proprio sulla questione del lavoro e del sistema capitalistico (anche se non l'ho mai citato perché è ambientato in Russia, ai tempi degli zar e non m'andava di passare per comunista). Sono perfettamente d'accordo con te. Quando finirò l'università, cercherò anche io un modo per eludere questo assurdo sistema. La gente mi guarderà male, ma avrà poca importanza.
Un saluto, e continua così!

Alessio said...

Ciao, concordo pienamente con quanto hai scritto.Io faccio parte di quelli che fanno un lavoro che non gli piace e con scarsi risultati,nonostante sia un lavoratore specializzato.Purtroppo il mio lavoro rientra in quella fascia di far arricchire i pochi e campare me stesso,male.Da dieci anni lavoro in ambito aziendale,prima come operaio specializzato ed ora progettista e tecnico.Molti mi dicono "beato te che puoi trovare subito lavoro" data la richiesta,ma poi ci si scontra con paghe non all'altezza e la routine del già visto e conosciuto,per fare business.Arrivato ormai a 31 anni,comincio ad essere stanco, vorrei dedicarmi alle mie passioni,ai miei sogni e imparare a vivere con poco ma non riesco a uscire dal giro lavorativo,mancanza di coraggio?Paura di deludere i genitori che vorrebbero vederti sistemato e fuori dalle scatole?diversi sono i motivi come altrettanti lo sono le voglie di uscire da questo stupido sistema capitalistico.Non so da che parte girarmi, leggo di persone,come te che ci sono riuscite ma io non riesco a trovare la strada giusta ne il coraggio necessario.

Farmboy said...

Alessio, io mi guardo bene dall'incitare le persone a fare qualsiasi cosa che credo sia giusta, e persino dal dare semplici consigli, anche in buona fede, perché ho imparato a mie spese la profonda verità di quello che una volta disse Primo Levi: "Meglio astenersi dal governare il destino degli altri, dal momento che è già difficile ed incerto pilotare il proprio." Ognuno deve decidere per sé e imparare dai proprio errori, che sono i migliori maestri. L'unica cosa che posso dirti è questa: se il tuo lavoro non ti piace, oggettivamente lasciarlo non sarebbe un problema e non ci penseresti due volte se saresti sicuro di trovarne o potertene creare un altro in cui tu possa avere maggior soddisfazione e al contempo di cui tu possa vivere. Il problema è che avere questa sicurezza non è facile. Ogni cambiamento, come ad es. coltivare e trasformare le proprie passioni in un lavoro, tipicamente richiede tempo e altro lavoro (inizialmente non pagato) e può anche richiedere di doversi spostare geograficamente. Purtroppo il successo non sempre è assicurato. Pensa per es. a quanti grandi artisti poveri ci sono, dato che relativamente pochi apprezzano l'arte, mentre invece quasi tutti apprezzano la buona cucina, quindi un cuoco ha generalmente maggiori possibilità di riuscire a vivere dignitosamente. Ma non per questo il mondo non produce più artisti. Oggettivamente: se il tuo nuovo lavoro è richiesto e tu lo fai bene, molto probabilmente ti andrà bene, non vedo perché non dovrebbe in tali condizioni favorevoli. Ma può essere difficile stabilire se un lavoro è richiesto e può dipendere molto dall'ambiente in cui uno si trova. Ma poi, cosa c'è di certo nella vita? Benjamin Franklin diceva: solo la morte e le tasse. Due cose che nessuno vuole. Tutto il resto è incerto e rischioso, ma se vuoi aver successo nella vita non bisogna aver paura dell'incerto, ma bisogna sfidarlo e giocare bene le proprie carte. Solo questo posso dirti. Il coraggio e la forza per attuare ogni cambiamento deve venire da te stesso. Nessuno può decidere per te meglio di te.

jacopo said...

ciao, sono jacopo, ho 22 anni e la penso nel tuo stesso modo. Gia da piccolo mio padre mi ha messo in testa che prima di tutto vengono i soldi, che non esiste altro al mondo che i soldi. Ho sempre visto mio padre come se fosse un genio, che ha saputo arricchirsi passando da semplice operaio a propietario d'azienda. Ma tutto questo l'ha fatto con ritmi di lavoro frenetici, di nottate insonni a contare bilanci e cazzate varie, di ore ed ore, settimane e settimane dedicate solo al lavoro. Ora che sono un po cresciuto, e posso pensare con la mia testa, ho capito che tutto questo non ne vale la pena. Avere una casa piu ampia, la tv piu grande, un cellulare da 700 euro, non gli ridarà il tempo perso. Magari quel tempo poteva utilizzarlo per stare insieme alla famiglia, andare a pesca insieme o per fermarsi un po di piu a guardare un tramonto o a sentire il profumo di un fiore. Per questo ho deciso di non fare come lui, preferisco lavorare il giusto per sopravvivere ed avere tempo per apprezzare la vita. Scusami per il commento troppo lungo e volevo ringraziarti del tuo blog perche mi hai fatto sentire non piu solo. ora so' che ci sono altre persone che la pensano come me (e non mi reputi una persona strana, visionaria e che sputi in faccia alla fortuna). Volevo inoltre consigliarti questo video http://www.youtube.com/watch?v=uQTg-AHlvhI ciao

Mauro said...

Ciao Antonio, condivido profondamente l'essenza del tuo discorso. Da sempre io vedo il mondo in modo simile a come lo vedi tu. Negli ultimi anni è aumentato sempre più il disinteresse per il troppo, e oggi accetto uno stile di vita decisamente più essenziale. Credo che la radice delle forme di potere totalitario cui siamo da sempre sottoposti, che si chiamino capitalismo, fascismo o comunismo, stia nell'egoismo di fondo degli uomini. Fai la somma della piccola disonestà di tutti noi, e ottieni questi mostri che ci governano, questi poteri che ci sfruttano e schiavizzano. Il metodo che tu hai scelto è il migliore, a prescindere da ciò che fai nel concreto come lavoro. Tu hai scelto di agire secondo una tua coscienza, e ti rapporti con gli altri secondo un tuo criterio personale di minor egoismo. Non cerchi il lucro, ma la serenità e la libertà. Io credo che il denaro sia uno strumento di potere, che sfrutta la diffidenza e l'egoismo che c'è tra gli uomini. Il non voler lucrare, che per altro nasce dal bisogno di tranquillità e libertà, genera come conseguenza un altruismo che si oppone al sistema del denaro come unico possibile valore. Ci leviamo dal loro mercato, con il sacrificio, in nome della libertà. Credo che questa sia l'arma più potente contro un sistema che ci vuole automi sottomessi, macchine psico-comandate al servizio di chi pretende di governare i popoli sempre e con ogni mezzo.

Mauro

Anonymous said...

non fa una piega!
auguroni sinceri.
paolino
^_^

Anonymous said...

Quando leggo post come questo, mi sento un po' meno solo ;)

Salvatore

Anonymous said...

Ciao Antonio, spero tanto che ci siano sempre e sempre piú persone al mondo che la pensano come te, che capiscono, che "vedono" con occhi veri. Il mondo deve, deve liberarsi da tutto questo, prima che il mondo si liberi di noi.
Continua così, ti stimo molto!

Ales said...

Condivido la tua analisi e mi complimento con le tue coraggiose scelte. Vorrei riuscire a fare altrettanto e chissà che un domani...ma ora come ti mantieni? Riesci da solo a coltivare la terra? Sarebbe il mio sogno. I tuoi come hanno preso questa scelta. Non senti la solitudine?

Farmboy said...

ciao Alex,
ci sto riuscendo, nonostante lo scetticismo di molti e mai come ora in vita mai ho mangiato tanto senza ingrassare e quasi tutte cose genuine. Ora per la prima volta in vita mia sto per seminare il grano. Sono legato al ciclo delle stagioni, che vuol dire un sacco di lavoro in estate e autunno (tanto che le ore di giorno non bastano mai) e quasi niente d'inverno. I miei non condividevano affatto questa scelta e non facevano altro che ripetermi di trovarmi un lavoro-sfruttamento da 600-800 euro al mese, ma ora si sono rassegnati. L'uomo non è altro che un animale e gli occorre solo mangiare bene. Ora vado, ho le olive da intaccare!

Unknown said...

Ciao Antonio, ho letto per caso la tua pagina. Niente da contraddire, da schiavo consapevole di questo sistema. Quello che penso manchi al tuo pensiero è solo un approfondimento legato alla famiglia. Si è ancor più schiavi con poche vie d'uscita quando oltre al tuo destino devi scegliere anche per quello dei tuoi figli. In bocca al lupo

Anonymous said...

Dal tuo articolo si evince una frustrazione che ha portato alla costruzione di un'architettura tale che consenta di giustificare uno status che, per incapacità, viene definito quale scelta di vita ed accettato quale forma presunta superiore di consapevolezza. La verità del resto la conosci solo tu, l'articolo non parla di felicità e se ogni vita viene naturalmente orientata alla ricerca della felicità, il mio augurio è che tu possa illuminarti nel saper mettere a frutto i tuoi talenti anche al servizio degli altri per arrivare a capire che se la ricchezza è uno un solo strumento, il fine lo possiamo esclusivamente stabilire noi.

Farmboy said...

Non credo che il talento sia qualcosa che chi ce l'ha provi piacere a metterlo al servizio degli altri, a meno che non si tratti di un mecenate. Ma questi oggigiorno sono rarissimi. Si trovano invece a bizzeffe persone interessate a sfruttare e banalizzare i talenti. Comunque io non ho particolari talenti e anche se ce li avessi, starei bene accorto a tenermeli per me.

Mauri said...

Ciao Antonio, la strada che stai seguendo è senza dubbio a mio parere quella giusta .. Raggiungere l'autonomia alimentare è secondo me di vitale importanza in un sistema paragonabile ad un castello di carte ed oltre a questo deve sicuramente dare una gran bella soddisfazione...io abito a genova e sono un operaio, un paio di anni fa ho avuto la fortuna di conoscere una coppia di anziani calabresi che pur avendo 80 anni ogni mattina andavano nell'orto.all'epoca avevo più tempo libero e così la sera ed il fine settimana andavo ad aiutarli . mi hanno trattato come un figlio sin dal primo giorno . quante cose mi hanno insegnato.. sei mesi fa ho dovuto cambiar azienda ed ora sono costretto a lavorare 10 ore al giorno 6 giorni su 7. sono a dir poco stufo.. Vorrei trovare il coraggio che hai avuto tu e seguirti in questa bellissima avventura!

Francesca said...

Ciao Antonio, con immensa gioia leggo le tue testimonianze e la coscienza, se pur iniziale, di cio' che, secoli di potere, ha seminato nel mondo!Siamo giunti nell'era del cambio e le energie piu' sensibili, avvertono, esprimono il disagio. Un disagio, divenuto cosi' grande da sopraffare l'umanita'! Basta pensare alle persone che arrivano ad uccidersi per i debiti!!! Siamo energia, oltre che essere materia, quest'ultima serve a vivere sulla terra il nostro percorso per arrivare alla coscienza di cio' che siamo. Ma la vera conoscenza, non appartiene all'umano, esso fugge da se stesso, ignaro anche della propria energia. Fugge per ignoranza, per paura, perche' da sempre il corso vitale e' stato dominato da energie che erano assetate di potere! Cio' che si prepara oggi, in quest'era e' la presa di coscienza dovuta, poiche' la forza maggiore che domina la terra e' buona, e' l'amore!!! Niente e' piu' forte, ecco perche' dobbiamo far trionfare la speranza e iniziare a seguire il tuo esempio; liberandoci dalle catene del materiale. Solo cosi conosceremo la vera vita, fatta di interazione naturale, scambio di veri valori nella condivisione, vivere il momento intensamente. Niente rimane uguale per sempre, tutto cio' che il mondo accumula di materiale, non ha valore se non prigionia del proprio essere. I potenti esistono poiche' esistono i deboli, come il male con il bene! Il fine ultimo della vita terrena e' arrivare alla coscienza pura del nostro essere Divini! Tutta l'umanita' ha ricevuto la scintilla divina, spenta dal potere socioeconomico, materialista. Io ho pena per loro potenti, schiavi della carta, senza di questa, cosa sono. La vera ricchezza e' in noi, dobbiamo solo entrarci in contatto. Iniziando proprio dal rifiuto di condivisione di cio' che non approviamo e che non ci riesce accettare. Perche' accettare di essere schiavo se siamo tutti uguali? Il potere cadra' solo con la nostra presa di coscienza e rifiuto d'accettazione, seguendo anche il tuo esempio, rifiutando il sistema. Ci vuole coraggio si, ma credetemi e' l'unica maniera di essere liberi per assaggiare la vera vita che e' infinita gioia. Oltre alla presa di coscienza, in comune abbiamo l'appartenenza alla stessa terra chew ci ha accolto; la Calabria! Se vuoi conoscermi, puoi farlo attraverso questo link, sono felice di poter condividere con te. Grazie
https://plus.google.com/u/0/communities/113437012339835104751
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https://www.facebook.com/francesca.arturo.7#

Unknown said...

ciao Antonio..sono un ragazzo disoccupato di 26 anni..sono della liguria..
sostengo a pieno tutto il tuo pensiero presentato nell'articolo su come uscire dal sistema capitalista..mi sono emozionato a vedere che c'è gente che ce la sta facendo..potremmo parlarne ..avrei alcune domande da farti e potremmo condividere nuove idee..se vuoi la mia email è simo8881@hotmail.it ciao ! :)

Farmboy said...

Ciao Aziel,
puoi scrivere qui le tue domande e io ti risponderò qui stesso. Può darsi che domanda e risposta sia utile anche a qualcun altro.

joe said...

ciao a tutti io sono ticinese svizzero italiano ma vivo in Asia da 30 anni e vivo semplicissimamnete cercando di ridurre al minimo i bisopgni dei sensi che sempre ci fregano.....vero amici l unica è avvere della terra e coltivare e tenere delle mucche e fare formaggi e cose buone e sane
ora vivo in Nepal riciclo carta e coltivo la terra e tengo delle mucche

Ugo said...

Ciao Antonio,
ti stimo molto e condivido l'essenza del tuo discorso critico nei confronti del capitalismo. Vorrei chiederti una cosa, perché anch'io sono immensamente frustrato dal lavorismo repressivo che il modo di produzione capitalistico mi impone costringendomi entro il cammino stereotipato di scuola-università-lavoro-pensione. Da un po' di tempo pratico l'orticoltura e sono arrivato alla tua stessa conclusione, secondo cui per abbattere questo ordine sociale, dunque il suo modo di produzione egemone, è necessario tornare a coltivare la terra con metodi biologici. Io, però, mi pongo un problema per ora insormontabile e ti chiedo a tal proposito questo: come fai, pur avendo una tua fattoria biologica, ad scansare il sistema di tassazione dello stato ? Scusa l'ignoranza, ma non si dovrebbero pagare delle tasse ?

Farmboy said...

Ciao Ugo,
in realtà la terra che coltivo non è ancora mia, ma dei i miei genitori che pagano la tassazione relativa perché hanno paura di perdere le loro misere pensioni o di essere arrestati. Tuttavia quando sarò mia io non pagherò niente e nemmeno usufruirò dei servizi dello stato (sanità, pensione). Della sanità già non ne usufruisco. L'anno scorso ad agosto sono stato investito con la bici e ho riportato una grossa ecchimosi e una piccola frattura al polso che ancora mi duole, ma non sono andato dal medico per coerenza (l'investitore è anche scappato). Ho due denti del giudizio che mi fanno un male da morire, ma non vado dal medico, anche se comunque in questo caso sarebbe a spese mie. Rinunciare ai servizi dello stato non è facile, ma una volta fatto, si è giustificati a non pagare le tasse. Bisogna avere un pozzo per l'acqua, la compost toilet e un piccolo impianto eolico e/o fotovoltaico, un piccolo terreno, animali da cortile e si può vivere senza dipendere da nessuno e senza produrre rifiuti. Per evitare di dover far uso di concimi chimici e mezzi meccanici che richiedono denaro e fanno più danno che utile, ti consiglio di praticare l'agricoltura naturale senza zappare secondo i suggerimenti di Masanobu Fukuoka, un grande filosofo giapponese, di cui presto scriverò su questo stesso blog.

Unknown said...

Ciao Antonio,ho apprezzato molto di quello che hai scritto e per la maggior parte delle cose sono in accordo!Il tuo periodo di depressione è lo scotto che si paga quando si lasciano degli ideali inculcati dalla nascita, cosa del tutto normale come anche il susseguente odio nei confronti del capitalismo.Semplicemente con questo sistema noi investiamo il tempo(lavoro) per avere i soldi,con i quali poi comprare ciò che vogliamo. Io mi sono informato da tempo per cercare di "aggirare" l'ostacolo dei soldi, alla fine mi sono ritrovato con una opzione e mezza. Perchè mezza ti chiederai?? Sostanzialmente ho trovato l opzione dell'ecovillaggio per poter vivere in piena autosostenibilità con un gruppo di persone che devono essere della stessa veduta, ma il problema principale è che per creare un Ecovillaggio ci vogliono sempre dei soldi per iniziare! La seconda opzione è semplicemente quella che hai intrapreso tu, fare tutto da solo però non è così semplice come hai anche detto. Di certo ora vivi LIBERO veramente, anche io ho il tuo stesso obiettivo senza tralasciare l'altra opzione.
Un abbraccio e non mollare!

Vanessa.Thai said...

Caro Antonio, ho letto molto di te.. Ho visto che sei stato ad Edinbourgh.. Partecipato al woof. Mi trasferirò ad Edimburgo a giugno e la mia idea era quella di prestare servizio al woof per apprendere qualche metodo differente. Non voglio tornare in Italia.. Tra i paesi occidentali è il peggiore.. Grazie all'ipocrisia del cattolicesimo. Ogni mondo è paese, certo.. Dove posso chiederti delle informazioni in pvt? Hai una mail?

Anonymous said...

Ciao Antonio! Anche se hai scritto questo post molto tempo fa ho visto che la gente ha commentato lo stesso dopo diverso tempo... cosi ho deciso di scrivere anche io quello che penso!
Sono una ragazza di 20 anni che sta studiando e lavorando insieme. Ho fatto diversi lavori credendo che nutrire il mio Ego fosse la cosa migliore (come tutti del resto, vittime del capitalismo). Ma mi sbagliavo.
Pian piano col tempo ho sviluppato un odio verso questo sistema che non ho scelto io, a cui devo per forza adattarmi e che mi ripugna. Come si fa a ridurre gli uomini a pure macchine? a sfruttarli/ sottopagarli pensando solo a se stessi? So che l'egoismo fa parte dell'essere umano ma con questo sistema lo sfruttamento è diventato quasi "legittimo" e ben nascosto. Proprio oggi il mio ragazzo ha ottenuto una posizione lavorativa migliore... ma indovinate un po? un aumento di soli 200 euro lordi al mese! cioè niente praticamente, malgrado la posizione sia fortemente diversa.
è disperato cosi come lo sono anche io.

Per questo è nata in me una voglia improvvisa di staccarmi da questo sistema. Siamo uomini come hai detto tu, non Robot,dotati di ragione. Perchè dobbiamo continuare a vivere cosi? e meno male che sono giovane, ho ancora moooolto tempo davanti a me. Non penso che andrò mai in politica per cambiare qualcosa, è tempo perso. Ma vorrei volentieri vivere autonomamente come stai cercando di fare te, in natura, senza dare un centesimo a questa società malata, contro natura.

Cavoli vorrei venire a trovarti in Calabria per imparare i tuoi nuovi metodi di vita e cercare di vivere in autonomia!! non sto scherzando. A volte mi verrebbe voglia di "tornare indietro", di costruire una società da capo. o meglio "comunità", dove la gente dipende l'una l'altra e dove la solidarietà è autentica.

Che dici? secondo te è possibile? tu hai molte più conoscenze di me, cosa consigli?


Erica

Erica said...

Ciao Antonio! Anche se hai scritto questo post molto tempo fa ho visto che la gente ha commentato lo stesso dopo diverso tempo... cosi ho deciso di scrivere anche io quello che penso!
Sono una ragazza di 20 anni che sta studiando e lavorando insieme. Ho fatto diversi lavori credendo che nutrire il mio Ego fosse la cosa migliore (come tutti del resto, vittime del capitalismo). Ma mi sbagliavo.
Pian piano col tempo ho sviluppato un odio verso questo sistema che non ho scelto io, a cui devo per forza adattarmi e che mi ripugna. Come si fa a ridurre gli uomini a pure macchine? a sfruttarli/ sottopagarli pensando solo a se stessi? So che l'egoismo fa parte dell'essere umano ma con questo sistema lo sfruttamento è diventato quasi "legittimo" e ben nascosto. Proprio oggi il mio ragazzo ha ottenuto una posizione lavorativa migliore... ma indovinate un po? un aumento di soli 200 euro lordi al mese! cioè niente praticamente, malgrado la posizione sia fortemente diversa.
è disperato cosi come lo sono anche io.

Per questo è nata in me una voglia improvvisa di staccarmi da questo sistema. Siamo uomini come hai detto tu, non Robot,dotati di ragione. Perchè dobbiamo continuare a vivere cosi? e meno male che sono giovane, ho ancora moooolto tempo davanti a me. Non penso che andrò mai in politica per cambiare qualcosa, è tempo perso. Ma vorrei volentieri vivere autonomamente come stai cercando di fare te, in natura, senza dare un centesimo a questa società malata, contro natura.

Cavoli vorrei venire a trovarti in Calabria per imparare i tuoi nuovi metodi di vita e cercare di vivere in autonomia!! non sto scherzando. A volte mi verrebbe voglia di "tornare indietro", di costruire una società da capo. o meglio "comunità", dove la gente dipende l'una l'altra e dove la solidarietà è autentica.

Che dici? secondo te è possibile? tu hai molte più conoscenze di me, cosa consigli?


Erica

Infonotizia said...

Belle riflessioni :)

Ottavia said...

Sono una studentessa e tra due anni finirò la scuola. Ho apprezzato davvero tanto ciò che hai scritto e condivido a pieno. Mi guardo intorno ogni giorno della ma vita, vedendo giovani e adulti schiavi delle convenzioni sociali, di ciò che dice di fare il sistema, di ciò che non gli piace fare. Scorgo nella loro mentalità un forte distacco dal vero significato della vita. Essi sono costantemente stressati, frustrati dal compito che la società chiede a ognuno di noi di svolgere: ammazzarsi di studio/lavoro tralasciando ogni altra cosa, tradotto dal significato naturale e reale di questa situazione: sacrificare la propria libertà e umanità a ciò che il sistema ci dice di fare, abbandonando ogni altra passione e elemento che contribuisce al nostro benessere.
A questo mio pensiero, molti mi potrebbero rispondere (come già hanno fatto e continuano a fare): "Ma senza soldi è impossibile vivere. E' meglio fare qualcosa che piace di meno ma che dia più profitto". E qui mi accorgo della mentalità di fondo di questa società capitalista e stacanovista, che pone il denaro come principale obiettivo della nostra esistenza. Osservo da un punto di vista psicologico diversi individui di mezza età, che hanno ormai un impiego fisso, che sono costretti a lavorare di cattivo umore perché godranno solo del 40% di quella fatica che stanno svolgendo. E, affacciandosi alla prospettiva della morte, si rendono conto di quanto è stato inutile quel pensiero che hanno fieramente portato avanti per tanti anni, con la speranza che gli avrebbe resi felici: "Il denaro prima di tutto". Io sono sicura, nonostante tutto il resto della mia generazione pensi il contrario (ma vabbé, sono sempre la pecora nera), che nessuna somma di denaro può comprare quelle che sono le VERE gioie della vita: l'amore, la famiglia, gli affetti, le passioni, la soddisfazione personale, la contemplazione del mondo, insomma la felicità. Ma il pensiero che ho descritto in precedenza può solo eliminare questi elementi dalla vita di un individuo. Ora, voglio rettificare, con questo non sto criticando drasticamente il denaro e il lavoro. E' appurato che i soldi facilitano la vita. Ma critico l'opinione di fondo di questa società che preferirebbe essere infelice per avere più soldi.
"Fai un lavoro che ti piace fare, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita".

Farmboy said...

Grazie Ottavia per il tuo contributo. Le tue ragioni sono le stesse hanno spinto me al "downshifting" prima, ma poi visto che non funzionava (non trovavo lavoro part-time, solo full-time) all'autosufficienza alimentare.

Attualmente vivo nella casa dei miei genitori, ma questa connessione ad internet che sto usando la pago io con i soldi che guadagno su internet stesso, così come pure il computer. Mangio solo le cose che produco io e i miei lussi sono più che altro libri o strumenti musicali.

Sto preparando una guida per chi non sa niente di agricoltura e vuole praticarla in modo naturale col minimo di fatica. Una bozza è qui:

http://antonio-bonifati.blogspot.it/2015/10/come-sopravvivere-con-la-terra.html

Vivo in una piccola città del sud italia, che però ha abbandonato la sua originaria vocazione agricola, non ha saputo sviluppare quella turistica e ora ci sono solo case vuote, disoccupazione e un sacco di automobili. Gran parte dei giovani della mia generazione sono emigrati e vengono solo per le vacanze. A dire il vero non mi piace vivere qui per lo smog e il cemento che c'è, è come una piccola Milano se non fosse per il circondario. Ma io preferirei essere immerso totalmente nella natura. Ci sono ancora posti del genere a bassa quota in certi paesi del sud del mondo con minore densità di popolazione. L'unica cosa che mi trattiene qui ora sono degli alberi selvatici che mi sono piantato due anni fa. Non è nemmeno il bene dei genitori, che anzi mi odiano e mi osteggiano per quello che sono. Nel paese stesso sono stato più volte oggetto di stupido razzismo da parte di molti, soprattutto giovani, ma anche di simpatia, purtroppo da parte di molte meno persone rispetto alle prime.

Da questa vicenda personale si deduce che se uno non vuole vivere secondo il modello imperante (capitalismo, consumismo, assenza di valori, distacco forzato dal proprio ambiente naturale), ama la natura e odia il cemento e l'inquinamento, la cosa migliore è andare a vivere in un posto selvaggio. Ovviamente non senza preparazione e non senza portarsi appresso il necessario per vivere bene e non in un posto qualsiasi, in quanto non tutti sono adatti all'agricoltura.

Anonymous said...

Ciao, prima di tutto volevo dirti che sono rimasta molo colpita dal tuo coraggio e dalle tue azioni, credo che tu abbia reso in maniera chiara ciò che il capitalismo è, fa e nasconde, e siccome si tratta di cose ermetiche non è facile riportare ciò, ma il tuo fervore contro questo sistema è talmente intenso, giusto ed autentico, dato peraltro dal fatto che hai lavorato per anni per riuscire, almeno per quanto riguarda le tue azioni, a smantellarlo il più che puoi dalla tua vita... questo grazie e perchè c'hai lavorato sodo. E ti meriti i più guadagnati complimenti. Non è poco ciò che hai fatto, se avessero tutti il tuo stesso coraggio, probabilmente oggi non vivremmo in un mondo sporco o meglio che noi abbiamo reso sporco.
Ma oltre ad elogiarti volevo anche farti qualche domanda: hai scritto, beh sì qualche anno fa, che miravi al diventare scienziato, ci sei riuscito? e come pensi che questo si possa realizzare? siccome alla fine uno scienziato almeno per la legalità dello stato dev'essere in regola secondo le norme del sistema capitalista: pagando le tasse e risultando a posto?
Inoltre, trovo che le tue idee siano meravigliose e le frasi che hai detto incidono parecchio e non sono da poco, l'umanità indiscussa che è dentro l'uomo sta venendo calpestata e, egoisticamente messa sotto terra da signori che detengono un tasso di capitali sempre più elevato mentre ogni giorno migliaia di persone vivono in miseria, e son sicura che in realtà sono in molti a pensare quello che tu hai espresso, e a questo punto mi sorge spontanea un'altra domanda e non riesco a fare a meno di fartela, hai mai pensato di creare un gruppo e socializzare con un insieme di persone che la pensano come te, credo sicuramente di sì, e cosa pensi a riguardo? che tipo di esperienza hai avuto? secondo te se ci fossero molte più persone che la pensano così, come sarebbe più idoneo reagire contro un sistema che ostacola la nostra condizione di libertà?

Farmboy said...

Non sono riuscito a diventare uno scienziato, ma non ne ho rimorsi. Sono andato a Lipsia a studiare pensando che fosse una buona università dal momento che vi hanno studiato Hertz e Heisenberg, ma non sono riuscito a sopportare i loro metodi didattici filo-americani e militareschi. Ho ancora interesse per la scienza nel tempo libero e leggo libri per capire a fondo le idee fondamentali dei grandi scienziati e perché provo piacere nell'usare la ragione per cercare di comprendere il mondo, anche se sospetto che la natura sia intimamente inconoscibile con i soli strumenti del discernimento e del ragionamento.

So che ci sono molte persone che vorrebbero tornare ad una vita naturale e qualcuno come me in piccolo o da solo lo fa già. Il problema è che sono comunque mosche bianche rispetto alla maggioranza della popolazione ed essendo pertanto distanti tra loro risulta difficile ogni forma di aggregazione, socializzazione allo scopo di fondare una comunità, anche piccola. Non credo grosse comunità possano funzionare a lungo. Le persone si vogliono bene solo quando si conoscono. Quello che ha funzionato e funziona certamente anche oggi è la famiglia contadina allargata. Ma già mancano uomini e donne contadine e farli incontrare per dare vita a una famiglia di questo tipo è ancora più difficile - come fare riprodurre i panda in cattività.

Certo è che i bambini si divertirebbero un mondo a vivere in campagna con gli animali. Il gioco più bello è quello di piantare i semi e osservare le piantine e gli alberi nelle loro varie fasi di crescita e prendersene cura per poi mangiare i frutti belli e freschi. O giocare con gli animali, i cani, i gatti e i piccoli paperi che goffamente scappano di qua e di là e si vanno a nascondere dappertutto. Non serve l'industria dei giocattoli di plastica per stimolare la fantasia ed è divertente lavorare il legno e costruirsi da sé o con l'aiuto dei genitori sia giochi sia cose utili.

Sono questi tutti sogni di un ritorno di una civiltà, quella contadina, che purtroppo non esiste più: prima minata dall'imperialismo riusciva però almeno a sopravvivere, ma poi mangiata dalla rivoluzione industriale non ne é rimasto niente.

Nel mio paese sono l'unico a coltivare la terra in modo naturale, senza concimi, motozappa, diserbanti e chimici, eppure è un paese abbastanza agricolo. Nemmeno gli anziani sono stati in grado di indicarmi come si doveva fare per coltivare senza mezzi meccanici e senza rompersi la schiena, eppure i loro padri lo hanno fatto per centinaia di anni.

Farmboy said...

La mia riscoperta delle tradizioni mi ha inaspettatamente fatto comprendere che molta tecnologia è inutile e spesso dannosa: è fine solo a sé stessa e produce problemi e necessità che si possono risolvere solo con altra tecnologia e così via a catena. Altri hanno fatto la stessa scoperta indipendentemente, tra i più famosi il filosofo taoista Masanobu Fukuoka, i cui scritti mi hanno molto colpito. I suoi metodi di coltivazione non sono applicabili dappertutto come si è voluto far credere per cercare di stupire la gente.

Per es. io ho un terreno limoso e un clima secco d'estate e devo fare molta fatica per scavare inizialmente e mantenere poi per tutto l'anno solchi profondi di irrigazione. Purtroppo la mancata manutenzione dei canali di irrigazione e la condivisione della risorsa acqua non mi consentono di avere sempre abbastanza acqua per poter allagare tutta la terra senza fare questa fatica, a meno di non irrigare a notte fonda e anche se lo facessi avrei un problema di infestanti di lunga e difficile soluzione. D'altro canto il terreno limoso si impregna d'acqua e le sostante nutritive non si perdono nel sottosuolo e risulta pertanto di media fertilità già per natura.

Nei miei solchi di terra non zappata io inserisco i semi dopo l'irrigazione quando la terra è morbida e riesco a coltivare piante anche più sane e forti di quelli che con mezzi meccanici rivoltano e polverizzano continuamente la terra, ma non riesco a produrre quelle piante che per loro natura non apprezzano i terreni limosi. Per la concimazione ributto tutti gli scarti nella terra (comprese le mie feci compostate) e rimesto il fondo delle acque di irrigazione a monte per fare arrivare ulteriori sostante nutritive durante ogni irrigazione. Come dire che paradossalmente non zappo nella terra ma nell'acqua.

Un metodo molto diverso da quello di Fukuoka, ma filosoficamente simile per il fatto che cerco di ridurre gli interventi al minimo possibile e giusto favorire la natura. Ma non è vero, come si è pubblicizzato che senza far niente la terra produce raccolti. La natura è biodiversa e l'agricoltura è di per sé contro natura, perché vogliamo fare crescere in modo intensivo le piante a noi più utili che altrimenti crescerebbero naturalmente in modo sparso, solo laddove le condizioni sono ideali per loro. Il messaggio di Fukuoka più importante è filosofico e l'agricoltura è per lui solo un mezzo per raggiungere la felicità nel legame con la natura e nella contemplazione della sua perfezione dinamica.

Piuttosto che ammirazione, io purtroppo anche in un piccolo paese come il mio sono stato oggetto di razzismo e derisione, anche se molte persone che mi hanno sentito parlare si sono poi ricredute. Coltivare la terra viene purtroppo visto come qualcosa di vile, riservato agli ignoranti.

A me vedere qualcuno che non inquina o inquina almeno molto poco e che vive in armonia con la natura non produce altro che un senso di rispetto e ammirazione, anche se non ha il cellulare, parla solo il dialetto ed è vestito con pelli di capra. Egli ha in realtà molte conoscenze ed esperienza che non sono comuni.

Quando invece vedo la natura inquinata, deturpata, distrutta e cementificata, gli animali stremati e affamati per mancanza di cibo, mi prende un senso di sconforto e depressione ineluttabile, qualcosa di simile alla morte di una persona cara. Per gli assassini della natura provo solo rabbia, una rabbia animalesca, quasi canina e se avessi denti per mordere, morderei ma di fronte a questa potenza distruttice di massa, non c'è reazione che valga: non si può far altro che fuggire come capre spaventate, fintanto che si ha un posto dove fuggire.

Unknown said...

Penso che se si ha un grande un obbiettivo non bisogna demoralizzarsi davanti a nulla, oggi chi la pensa come te sono pochi e anche tanto derisi, tuttavia, penso che rispetto a qualche anno passato, l'uomo si è sensibilizzato parecchio riguardo al rispetto per l'ambiente... tante persone stanno sempre più aprendo gli occhi verso le condizioni per se stessi in generale e per quello che li circonda, questo sistema forse non oggi e non domani ma, credo davvero che sia destinato al ribaltamento, per cui anche se le prospettive odierne non ci sembrano obiettivamente tanto ammiccanti trovo giusto rimanere positivi, le tue idee non sono negative e non sono sbagliate come sicuramente tu sai, ciò che errato è il sistema capitalista caduto nelle mani lugubri del egoismo umano. Ricorda che la storia ci insegna che prima o poi tutto ciò che è sbagliato e doloroso è destinato a cedere il posto a ciò che è più giusto. Credo che ognuno di noi, se se la sente, possa iniziare a fare qualcosa nel proprio piccolo, oggi tu sei stato d'esempio a me e sicuramente già anche a tante altre persone, e tante altre persone lo sono state ad altrettante diverse.
Volevo tuttavia farti un'altra domanda, hai deciso di non contribuire al pagamento delle tasse, e quindi anche di non usufruire della sanità... ma in caso di grande bisogno di soccorso come pensi di poter reagire? ti lasceresti, facciamo corna, morire senza soccorso?

Farmboy said...

Sono nelle condizioni di poter rispondere alla tua domanda riguardo alla sanità e ho dei precedenti. Premetto che la sanità pubblica gratis per tutti è un servizio dello stato italiano e di pochi altri paesi. Non è così ad es. nella vicina Francia o in Germania, dove viene vista come una prestazione comune, tranne per il fatto che è obbligatorio pagarla tramite un'assicurazione. Quand'ero in Germania io la pagano, veniva detratta dal mio stipendo, ma non ho mai abilitato la mia tessera sanitaria. L'ufficio sanitario me ne ha mandate innumerevoli copie, pensando che le precedenti fossero andate perdute. Una volta mi sono ammalato di una brutta influenza che hanno preso tutti i miei colleghi di lavoro. Loro sotto cura medica ne hanno avuto per 15 giorni. Io senza medicine mi sono curato masticando dosi frazionate di aglio fresco crudo, notte e giorno. La febbre era alta e la testa mi scoppiava, ma alla fine l'aglio, un potente antivirale (e anche antibiotico) naturale, ha vinto la guerra. Dopo una settimana io ero fresco come una rosa. Tuttavia non avendo abilitato la mia tessera sanitaria, ho dovuto andare al lavoro con la febbre, perché la mia assenza non era giustificata dal medico. I colleghi non ancora ammalati che lavoravano con me si erano abituati alla puzza d'aglio. Ma perché io non volli usufruire della sanità tedesca che pagavo visto che all'epoca non ero ancora nemmeno quella specie di anarchico ecologista che sono adesso? La ragione è che tempo prima in Italia sono stato vittima della malasanità e da quel momento in poi ho rifiutato ogni tipo di cura medica. Rifiutai anche la sanità tedesca, perché non credevo che fosse meglio di quella italiana. Pensavo, e penso ancora, che i medici fossero tutti uguali, così come la medicina ufficiale, che cura i sintomi delle malattie piuttosto che la causa e fa uso di farmici chimici piuttosto di quelli naturali, non perché siano più pratici ed efficaci, ma per far guadagnare le industrie che li producono. Interessante il caso che mi è successo in Italia: causa una influenza che ha colpito lo stomaco, ho sentito forti dolori addominali. Siccome mi trovavo vicino l'ospedale, decisi di recarmi al pronto soccorso del mio paese, a cui arrivai a stento per il dolore. Mi fecero sdraiare su un lettino, intanto due infermieri fumavano e pettegolavano. CONTINUA NEL PROSSIMO COMMENTO...

Farmboy said...

Un infermiere mi fece una iniezione. Dopo un po' le mani mi cominciarono a formicolare, fino a quando divennero rigide. Poi si irrigidirono tutte le gambe e le braccia, mentre io mi lamentavo descrivendo i miei sintomi e pregando che si facesse qualcosa. Intanto l'infermiere continuava a fumare nell'ambulatorio e diceva di non preoccuparmi tanto che cominciai a temere che non mi credesse. Ricordo che a un certo punto venne per caso un altro medico che chiese cosa stava succedendo, ma poi persi i sensi perché non riuscivo più a respirare: la paralisi si stava diffondendo su tutto il corpo. Quando mi risvegliai c'era mia mamma che avevano chiamato ed ero tutto dolori dappertutto e mi sembrava che la giovinezza fosse finita e la vecchiaia incominciata di colpo. Soffrii di dolori muscolari diffusi per un mese e da allora non sono più agile come prima, nonostante ero un tipo sportivo. Ricordo che dopo essere stato così vicino alla morte ed esserne scampato dissi, uscendo dal pronto soccorso: come stavo bene prima di entrare qui col mio mal di pancia! Da allora rifiuto e rifiuterò tutte le cure mediche. Per l'accaduto decisi di non indagare le cause dell'errore e di non sporgere denuncia. Al pronto soccorso hanno cercato di minimizzare, sostenendo che non era successo niente, che tutto era stato una mia fantasia e quando chiesi ingenuamente se l'allergia ad un farmaco possa causare una paralisi mi risposero di no, il ché confermo in mé la certezza di un loro banale errore. Successivamente a questo episodio, ho avuto una brutta caduta dalla bicicletta, investito da una macchina che mi ha sopparsato e poi svoltato inaspettatamente. Non riuscivo a camminare e sono rimasto sulla strada. Nessuno mi ha aiutato. Per caso la cosa è successa nei pressi dell'ospedale. Non ho preso la targa della macchina perché sarebbe stato inutile, in quanto in ogni caso non sarei andato all'ospedale dove ho giurato di non mettere piede mai più. Dopo una settimana sono riuscito a camminare di nuovo normalmente, mentre il dolore al polso è durato per più di un mese. Se fossi andato all'ospedale avrei avuto i soldi dell'assicurazione e le cure mediche pagate, ma rifiutando io ogni cura per il fatto che non ho alcuna fiducia nei medici, non avrei potuto chiedere il risarcimento danni. Credo che se il corpo umano subisce un danno che è in grado di riparare da sé, allora autoguarisce. Altrimenti secondo me nemmeno i medici possono fare niente, a parte farti vivere di più ma mutilato o privo di sensi. Fabrizio De André nella sua famosa canzone "Un medico" racconta molto bene quello che può servire questa professione e cosa succede ad un eventuale medico onesto. Sono anche convinto che il cibo naturale è anche una medicina e che la medicina era all'inizio naturale (ai tempi di Ippocrate), ma ora è diventata un inganno ed è inutile, fuorché per far guadagnare medici e case farmaceutiche. Tutti dobbiamo morire, io voglio farlo con dignità e senza il falso aiuto dei medici e sarò anche contento se lascio qualcuno a prendersi cura della terra al posto mio, come pure se non lascio nessuno e ci pensa la natura. Non mi preoccupo di prolungare la durata della mia vita, ma piuttosto di essere felice per tutto il tempo che la natura mi fa spettare. Un'anziana vicina si è sentita male, ma si è rifiutata di andare dal medico. Non ha così sofferto ed è morta nel sonno dopo pochi giorni. Io ho avuto fortissimi dolori ai denti del giudizio perché non c'era spazio nella mascella. Ho sopportato il dolore e aspettato che la natura facesse il suo corso. I denti si sono cariati e rotti e il dolore è cessato. Gli altri denti sono rimasti in piedi e non ho avuto febbri o infezioni gravi, i sanguinamenti occasionali si sono autotamponati. Ora ho solo un dolore quando bevo o mangio qualcosa di molto freddo laddove il dente del giudizio non c'è più. Il dolore non uccide, i medici sì.

Anonymous said...

Caro Amico,
permettimi di chiamarti così.
Condivido in pieno il tuo pensiero.
Pochi anni fa ho chiuso la mia azienda di informatica che andava bene (13 dipendenti) ed ho iniziato un percorso simite al tuo. Attualmente continuo a lavorare nell'informatica ma SOLO per 100 giorni l'anno. Dedico il tempo libero ai miei interesse ed uno in particolare sta diventando una fonte di reddito. Mi sono laureato in agraria all'età di quasi cinquant'anni...
E' un percorso difficile, ma non molare.
Se trovi il sistema di lavorare poco entri nell'ottica che sta sfruttando il sistema, non che il sistema sfrutta te!
In bocca al lupo!

Farmboy said...

Ho trovato il sistema di lavorare poco e avere da mangiare! Soprattutto frutta, zucche, mais, pomodori e fagioli crescono senza sforzo qui e si può vivere un po' come certi indiani d'america vegetariani. Questo mi consente di avere molto tempo libero.

Molte delle persone che lavorano a tempo pieno nell'attuale sistema economico hanno dei talenti particolari che non sanno di avere e che non scoprono mai per colpa del fatto che sono impegnati in altre attività. E' forse questo il vero peccato della situazione di schiavitù in cui si trovano.

Io per esempio da quando sono diventato un "downshifter" ho scoperto di avere talento per una particolare forma d'arte, la musica, in cui credevo d'esser negato, finché non ho avuto parecchio tempo per approcciarla e scoprirla a modo mio.

Auguro anche a te di ritrovare la tua identità, felicità e i tuoi talenti nascosti.

alberto said...

Come fai a poterti permettere una connessione internet se praticamente ti dedichi, da come mi sembra di capire, solo alla sussistenza? Utilizzi soldi guadagnati quando avevi un lavoro tradizionale?

Farmboy said...

Guadagno qualcosa occasionalmente. Da Luglio fino ad ora ho guadagnato 600 euro. Mi pago questa connessione, ho un computer di 200 euro con linux e non mi posso permettere telefonate o smartphone, ma non mi importa. Si tratta di piccoli lavori o cose che vendo, o gente che aiuto. Anche se volessi guadagnare di più non sarebbe possibile per dove vivo. Ma mi accontento dei guadagni che realizzo. La realtà è che ognuno di noi vorrebbe guadagnare dei soldi senza fatica o abilità, ma questo resta un sogno irrealizzabile per le personi comuni. Lo hanno realizzato i capitalisti, ma proprio a spese di quelli che sognano i guadagni facili lavorando per loro. Sarebbe tutto più giusto se funzionassero le economie locali per lo scambio di beni di prima necessità e per il resto dei beni che non sono necessari, ne facessimo tranquillamente a meno.

Anonymous said...

Ciao Antonio,

ho letto con piacere il tuo articolo e mi sono rivisto.
La mia situazione è un po' diversa.
Non sono solo e ho debiti e responsabilità a quali per adesso non riesco a trovare altro modo di rispondere, se non continuando a fare lo schiavo.
Non vuole essere un critica nel modo più assoluto, ma solo una constatazione.
E infatti mi arrovello ogni giorno per trovare un modo di rispettare le mie responsabilità, di risolvere i miei debiti e tornare libero.
Faccio un lavoro stupido e odioso, ed ogni giorno sento di sprecare il mio tempo e le mie attitudini.
Non mi considero un genio o un artista, ma potrei dare molto di più al mondo rispetto alle stupidaggini che faccio.
Senza contare che aiuto il capitalismo a conseguire meglio i suoi risultati.
Odio quello che faccio, ma sono anche dannatamente bravo a farlo e quindi mi pagano.

Ho pensato varie volte che l'unica soluzione a portata d'uomo per uscire dalla gabbia infernale in cui viviamo sia proprio quella di tornare alla terra e lasciarsi alle spelle tanti futili oggetti e trastulli, ma non ho terra nè risorse (tempo e denaro) per farlo.

Magari è solo questione di coraggio, ma non posso permettermi di rischiare il benessere della mia famiglia.

Chissà se a te che sei fuori viene in mente qualcosa che sia utile a una simile situazione ?

In ogni caso grazie per il tuo contributo.

Mi chiamo Lucio.

Vorrei darti un mio piccolo contributo di pensiero.
Se non lo conosci già, ti suggerisco questo blog, che per me è stato fonte di un sacco di informazioni libere e fuori dal regime.

www.byoblu.com

Farmboy said...

Lucio: Considera che io che ho scelto di vivere diversamente sono disprezzato, in primis dai miei genitori, ma anche dall'altra gente che mi vede vestito da contadino. Il mondo è razzista. Solo pochissime persone mi hanno detto "almeno tu sei libero", per tutti gli altri sono matto o scemo. Naturalmente sono solo, non ci sono altre persone come me nel giro di chissà quante centinaia di 100km. Io ho degli interessi culturali (musica, poesia) che riempiono il tempo d'inverno quando nella terra non c'è quasi niente da fare e danno uno scopo nella vita.

Il tuo caso è diverso. Tu hai una famiglia e devi andarci cauto. Quindi il consiglio che ti posso dare è questo: resta dove sei per ora e vedi se è possibile uscire dalla tua condizione di insoddisfazione lavorativa e schiavitù capitalista senza conseguenze economiche negative. Vale a dire: ora tu sei dipendente. Non so che lavoro fai, ma chiediti quali sono i mezzi di produzione che ha il tuo padrone. Tu puoi fare lo stesso lavoro con mezzi tuoi? E se non ce la fai a comprare tu i mezzi, ci sono altre persone che fanno lo stesso lavoro, vorrebbero mettersi in proprio o ricavarci di più? Potrebbe essere possibile fare una cooperativa, dove ognuno ha una quota e non c'è un solo padrone e che potrebbe fare concorrenza al tuo attuale datore di lavoro capitalista. Un'altra alternativa è cambiare lavoro e cercare appunto lavoro in una cooperativa esistente, o nel no-profit o per lo stato. Se il tuo è un lavoro stupido, allora un lavoro stupido vale un altro no? Insomma devi vedere quali opzioni hai.

Farmboy said...

Lucio: Andare a vivere in campagna, a parte il costo iniziale di acquisto o costruzione di una fattoria, è una scelta drastica, di distacco, di fuga dal capitalismo, piuttosto che tentare di eroderlo come ho detto prima. Se hai la terra, c'è l'acqua d'estate e hai degli animali (galline, capre, conigli, etc) certo non ti mancherà niente. Ma chi sa fare un paio di scarpe? Come si fa a vivere senza soldi o senza in qualche modo partecipare all'economia? Non è più possibile. Ma l'economia non sarebbe una cosa negativa se fosse un'economia di piccole imprese, senza questi grandi capitalisti. Quello che noi non capiamo è che il consumismo è inutile e quindi anche il capitalismo è inutile e dannoso. Inutile avere 50 paia di scarpe, se ne puoi avere 2 fatte su misura e di maggior qualità. Gli oggetti poi hanno anche un valore affettivo, non è solo questione di mercato. Insomma poche persone da sole non possono cambiare la società... ma pian piano. Terza alternativa sarebbe andare a vivere in una comunità che già ha fatto dei progressi nel vivere diversamente. Molte cose bisogna sapere. Ad es. nel mio paese, che pure è piccolo, certe zone sono migliori per seminare il grano di altre. Farsi tutto o quasi da sé è difficile, non è un lavoro banale, ma è anche una cosa che riempie il tempo. E se non ci riesci a fare tutto, ma ti fai comunque qualcosa, è pure una vittoria e ogni cosa scoprirai che è meglio di quello che vendono: le mie fave sono più saporite di quelle prodotte in modo intensivo, il mio mais è privo di chimici, le mie galline fanno uova col tuorlo rosso e il guscio spesso che non si rompono durante la cottura, il cibo biologico è anche una medicina e non ti viene il diabete e il colesterolo, etc etc. Quindi qualcosa di giusto c'è e molte cose sbagliate nella produzione in serie e intensiva e nella vita di città. Per me è poetica la natura e fonte di ispirazione e questo è un valore aggiunto. Nella città non vedo che tristezza e solitudine, mentre in campagna anche se sono solo mi sento parte del grande meccanismo della natura. Se passa uno stormo di uccelli alla sera guardo in su e sono felice. Ogni giorno vedo la vita e la morte nella natura e il cambiare di tutte le cose. Così non ho nemmeno paura di morire e non ho bisogno di una religione a cui aggrapparmi. Semplicemente ho compreso che lo scopo della vita è vivere e perpetuare la vita. Se solo potessi trovare una compagna che la pensa come me, sarei felicissimo anche col poco che la natura offre. Ma siamo soli, siamo uomini in estinzione. Gli altri non sono più uomini, sono come robot. A questo proposito, leggi il mio libro online "Il capitale disumano" https://farmboymusicblog.wordpress.com/2017/07/10/il-capitale-disumano/

Unknown said...

Consiglio a tutti coloro che hanno commentato e ovviamente anche a te Antonio di leggere questo articolo che mostra come già oggi sia possibile vivere in modo rispettoso dell'ambiente e della propria essenza più vera in modo comunitario. "Sì quel cambiamento che vorresti vedere nel mondo"
http://www.eticamente.net/40192/ecovillaggi-in-italia.html?refresh_ce

Farmboy said...

Giancarlo De Pasquale: grazie per il tuo contributo. Ma c'è qualche ecovillaggio che è totalmente indipendente dal mondo esterno e riesce a prodursi tutto il necessario? Mi rendo conto che questo è molto difficile e laborioso. Tuttavia già il fatto di reagire in qualche modo alla vita coatta in città è positivo. Ma volendosene distaccare totalmente, bisognerebbe raggiungere la piena autosufficienza, la totale indipendenza dal resto del mondo basato su tecnologia, capitalismo e produzione industriale in serie, e tutta la ricchezza misurata con il denaro. Vorrei sapere se queste persone che vivono negli ecovillaggi riescono a vivere senza soldi o sono costrette a tornare in città ogni tanto (e anche se fosse così, non voglio assolutamente criticare, perché comunque anche un breve periodo di vita diversa rappresenta una presa di coscienza e magari una conferma che un modo diverso di vivere è possibile e uno sprono a cercare di fare qualcosa per cambiare la vita nelle città).