Saturday, October 24, 2015

Come sopravvivere (felici e contenti) con la terra.


“Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
Virgilio.






Un sacco di consigli pratici su come coltivare frutta, cereali e legumi per la propria sussistenza e per diventare auto-sufficienti, senza inquinare, senza uccidere, senza favorire i ricchi proprietari delle multinazionali!

Per una persona sono sufficienti 500 mq da coltivare e altri 500 mq di frutteto. Chiunque lo può fare, uomo o donna, giovane o anziano, etc: non occorre molta forza fisica, non servono diplomi o lauree, solo conoscenze pratiche che anche se non le si avessero a priori, si acquisirebbero da soli con l'esperienza, ma io le ho raccolte qui per farvi risparmiare tempo e arrivare prima all'obiettivo.

N.B.: I dettagli sono relativi al sud Italia, precisamente nord Calabria e assumono un terreno di tipo limoso (diventa duro e forma delle spaccature in mancanza di acqua o in presenza di gelate, mentre con abbondanza di acqua si attacca agli stivali e alle zappe) e la disponibilità di parecchia acqua di irrigazione. Tuttavia anche in altre zone, con le dovute differenze nei tempi di semina, la scelta delle colture può essere la stessa. Se incerti chiedere ai contadini locali. In ogni zona c'è un periodo ideale per la semina o il trapianto di una certa pianta, quello in cui si sviluppa meglio e dà maggiori frutti.


Antonio Bonifati è un salutista, amico della terra, ecologista praticante, permacultore e (quasi) vegetariano e (soprav)vive con la terra nel nord della Calabria, sud Italia. Odia il capitalismo, il consumismo, la corruzione, il denaro e la diseguaglianza sociale più che altro per aver ben conosciuto questi mali sulla propria pelle che per ragioni filosofiche a priori.

Indicazioni generali

Perché coltivare la terra?

Perché uno deve coltivare la terra? Non ci si può limitare a raccogliere quello che cresce da solo? Oggi non si può perché a causa della proprietà private e della cementificazione è molto poco quello che cresce da solo. Più di 10000 anni fa, quando nacque l'agricoltura le cose erano diverse: la terra era tutta verde. Perché allora è nata l'agricoltura? Non sembra essere conveniente coltivare su spazi ristretti e in modo intensivo quello che la natura fa da sé. Ogni pianta, anche quelle alimentari utili all'uomo, infatti cresce spontanea e rigogliosa nelle condizioni ideali e si riproduce perennemente. Non è maggior lavoro coltivare in modo intensivo su piccoli appezzamenti che raccogliere e cacciare su grandi spazi?

Sembra che l'agricoltura sia nata nella preistoria non per esigenza diretta e perché era direttamente una pratica conveniente, ma in concomitanza con l'addomesticamento e l'allevamento degli animali. Quest'ultimo sì che era conveniente, in quanto la caccia è sempre risultata difficile: gli animali selvatici si sono evoluti per difendersi meglio dai predatori e sono difficili da catturare. Le loro carni rappresentavano risorse alimentari ben più ricche di quelle vegetali, ma difficilmente raggiungibili rispetto a queste. Per non parlare poi dei vantaggi derivanti dai prodotti degli animali allevati, come latte e uova.

Per questo qualche "primitivo" si rese conto che era più conveniente tenere con sé gli animali che andarne a caccia. Questo però non era privo di problemi: richiedeva di procurare il cibo agli animali, che liberi invece se lo andavano a trovare da soli. E dal momento che anche l'uomo faceva la stessa cosa, non poteva contemporaneamente badare agli animali e andare in giro in cerca di cibo vegetale, se non voleva mangiare solo carne e derivati. La soluzione per salvare come si suol dire capre e cavoli, è l'agricoltura: non solo allevare gli animali, ma anche le piante utili, in modo da avere a disposizione in modo intensivo entrambi i tipi di risorsa alimentare.

L'agricoltura inoltre rendeva possibile la raccolta intensiva di alcune piante che altrimenti sarebbero rimaste solo risorse alimentari minute per uccelli e altri piccoli animali. Ad es. si aveva ora una ulteriore risorsa alimentare seminando intensivaente il grano per nutrire uomini e animali. In natura il grano nasceva da sè, ma sparso e la raccolta di quantità sufficienti alla panificazione non risulta conveniente. Inoltre molti degli scarti vegetali dell'agricoltura vengono mangiati dagli animali e le loro feci fertilizzano la terra più velocemente che lasciando a macerare fogli e steli sulla terra e così l'agricoltura e l'allevamento intensivi funzionano a lungo perché si autoalimentano. Ma questo non è gratis: occorre del lavoro addizionale per raccogliere e spargere uniformemente il concime.

L'agricoltura è una soluzione ai problemi dell'allevamento degli animali che però come vedete non è priva di fatica. Mentre in natura ogni pianta predilige un certo tipo di terreno e nasce spontaneamente, per far nascere molti tipi di piante diverse in un solo tipo di terreno, bisogna far del lavoro addizionale, ad es. zappare la terra per quelle piante che soffrono su terreni duri o limosi. La pratica dell'agricoltura ha finito inoltre per modificare le piante stesse: nello spazio di 100 secoli l'uomo ha selezionato, fatto impollinare in modo incrociato varietà di piante per cercare di massimizzare il raccolto ed è quindi intervenuto nella selezione naturale. Creando col suo lavoro condizioni favorevoli alle piante, le ha abituate a tali cure, col risultato che esse ne hanno bisogno e impiegherebbero del tempo ora per tornare selvatiche.  

L'allevamento e l'agricoltura, nate sempre in concomitanza, hanno avuto importanti conseguenze nel tempo: l'uomo da nomade è diventato stabile e sono nate le prime città. Questo di solito viene considerato una forma di evoluzione, ma il sottoscritto è un romantico e pensa che in questo modo si sia perso il fascino della vita nomade, il gusto della scoperta e dell'avventura. Le città col passare del tempo e l'avanzamento tecnologico sono state spogliate del loro ruolo di centri agricoli e l'allevamento e l'agricoltura sono state spostate fuori città. Le città sono diventate solamente degli squallidi formicai umani di cemento: luoghi sempre più innaturali in cui vivere. La perdita del contatto con la natura ha causato parecchia infelicità negli uomini. Si è verificato il paradosso della solitudine da città: vivere in una città di milioni di abitanti e soffrire di solitudine è oggi non solo possibile, ma frequente.

Nelle città moderne, la mancanza di un legame diretto tra uomo e natura ha impedito le proteste e la formazione di una coscienza ecologica che avrebbero potuto fermare la distruzione della natura che l'uomo sta attuando. Detto in parole povere molte persone non considerano che l'uomo è dipendente dalla natura, ma pensano che per vivere occorrono i soldi per fare la spesa al supermercato. Non si rendono pertanto conto che una volta distrutta la natura col cemento e l'inquinamento non ci sarà più niente da mangiare neanche nel supermercato e i soldi saranno inutili.

La situazione odierna è preoccupante: l'uomo è la specie dominante e la popolazione umana aumenta troppo, ma c'è di peggio: l'uomo non vive nemmeno in armonia con la natura e questo causerà la distruzione della natura e l'estinzione dell'uomo stesso.

L'agricoltura naturale oggi è una forma di agricoltura rispettosa della terra e simile e a quella dei primordi dell'agricoltura che consente di risolvere questi problemi e consente a molti miliardi di individui di vivere sulla terra senza distruggerla. Non è quindi una cosa da poco. Essa esclude l'utilizzo di zappature laddove non necessario, esclude l'uso della meccanica e dei combustibili fossili, cerca di minimizzare il lavoro del contadino, predilige piante selvatiche più resistenti ai parassiti invece che l'utilizzo di chimici, le fa riprodurre naturalmente e comporta l'autoproduzione dei semi. Questo tipo di agricoltura non è intensiva, ma mediamente fornisce raccolti con un miglior rapporto tra quantità e lavoro/costo necessario rispetto all'agricoltura contemporanea. A mio giudizio l'agricoltura naturale è la miglior risposta all'abuso della tecnologia, ai problemi dell'inquinamento, della fame di energia, della dipendenza dai paesi produttori di petrolio e dalle multinazionali, della instabilità politica e della disoccupazione e migliora la salute degli individui che si nutrono di questi prodotti naturali, che non possono essere proprio prodotti dall'agricoltura moderna.

Attenzione: l'agricoltura cosiddetta "biologica" non è naturale in quanto utilizza ancora frequenti lavorazioni della terra attuabili solo con mezzi meccanici e quindi inquina con massiccio uso di combustibili fossili. La legislazione permette per alcune malattie delle piante anche l'utilizzo di prodotti chimici nelle colture biologiche. Invece l'agricoltura naturale non utilizza altre forme di energia che non siano quella solare e muscolare umana e per il fatto che minimizza il lavoro è una forma di sport che consente anche di mantenersi in forma. Essa mantiene naturalmente la fertilità della terra, evitando di rompere gli equilibri tra flora, fauna e microfauna. L'agricoltura naturale viene attuata semplicemente cercando di favorire la natura in base a conoscenze empiriche derivate dall'osservazione diretta della natura incontaminata e senza pretendere una piena comprensione e controllo dei suoi meccanismi, che sono al di fuori della nostra portata.

Semina e sementi

I tempi di semina non vanno intesi in modo rigido. A volte conviene ritardare o anticipare di qualche giorno la semina in funzione delle condizioni climatiche. Tuttavia i tempi di semina migliori variano da zona a zona e solo la sperimentazione personale o dei contadini più anziani può dire quale sia il momento migliore. Quello che uno può capire e che è oggettivo sono le condizioni climatiche favorevoli a ciascuna pianta e considerazioni sul ciclo di vita delle piante tipo queste: se una pianta va in fiore quando arriva il caldo di primavera, è chiaro che va piantata durante l'inverno, per avere il tempo di svilupparsi. Se viene piantata troppo tardi tipicamente si svilupperà poco per andare subito in fiore e non produrrà molti semi.

Per es. nel caso dei piselli io ho provato a seminarli in tanti periodi diversi, per poi concludere che generalmente nel mio terreno (per la sua natura e per il modo in cui lo coltivo) e nella mia zona climatica, i risultati migliori si ottengono a febbraio. Anticipiando la semina si corre il rischio che non spuntino. Purtroppo qui il caldo primaverile arriva subito ed è intenso e questo spesso impedisce lo sviluppo pieno della pianta se seminata a fine dicembre o gennaio. Quindi a seconda dell'anno avrò raccolti più o meno abbondanti e non ci posso far niente che accettare il corso della natura.

Lasciare i semi in terra non protetti dal baccello molto prima della stagione più adatta non è una buona idea. I semi sono predati e rischiano di marcire o spuntare nel periodo non adatto alla pianta. Molti suggeriscono di gettare i semi nel momento in cui cadrebbero dalla pianta se non raccolti. Questo funziona, perché è vero che la natura funziona da sé, tuttavia potrebbe non essere una strategia migliore per garantirsi un raccolto abbondante rispetto alla custodia dei semi e l'inseminazione nel momento più opportuno. Ad es. il pisello secca a primavera inoltrata. I semi duri cadono nel terreno e se non c'è abbastanza acqua rimangono dormienti fino alle piogge autunnali. In autunno ci saranno nuove piante di pisello, che produrranno altri semi che se faranno in tempo a seccare dipende dal clima, visto che si fa verso l'inverno. La pianta riuscirà a riprodursi, ma non vi aspettate che possa fornire un gran raccolto, in quanto i piselli autunnali rimarranno più bassi e avranno minori frutti.

Ogni seme va ricoperto di terra almeno una o meglio due volte il suo spessore e si può adagiare a terra nella posizione in cui sarebbe caduto naturalmente.

Le sementi vanno acquistate la prima volta (meglio quelle locali da contadini, se possibile evitare i semi conciati con sostante chimiche velenose), poi bisogna selezionare le migliori (ben secche, più grosse, prive di difetti) per le semine successive e conservarli in frigorifero o congelatore oppure controllarle spesso per uccidere eventuali farfalle o coleotteri che se si riproducono possono rovinarle tutte. Per le piante rampicanti ad es. fagioli e piselli, conviene non raccogliere i baccelli bassi perché sono quelli che seccano prima della fine della produzione e di solito i più adatti per la semina.

Purtroppo le varietà locali delle sementi sono difficili da trovare, dal momento che sono rimasti in pochi a praticare l'agricoltura naturale. Tuttavia anche partendo da sementi non locali, nel giro di diverse generazioni di piante e selezione manuale si possono ricreare delle varietà adattate alle condizioni del vostro terreno. Evitate di comprare le sementi ibridi (sono caratterizzate dalla scritta "F1" da qualche parte della confezione) perché generano sementi sterili e non offrono maggiori vantaggi rispetto alle sementi locali o adattate nel tempo alle condizioni locali del clima e del terreno.

Solchi e sarchiature e mai zappature

Prima di tutto perché scavare i solchi? Nel mio terreno limoso i solchi sono una necessità. Io volevo evitare a tutti costi la fatica di scavarli, ma non è stato possibile. Ho provato ad innaffiare con i tubi forati, ma questo tipo di terreno ha bisogno di molta acqua e annaffiare a goccia non è sufficiente. Inoltre la mia sorgente di acqua è un torrente: l'acqua non è pulita e quando la usano a monte altri contadini è molto sporca di terra e i buchi dei tubicini si otturano. Anche il fondo del tubo si riempiva di terra e dovevo spesso togliere il tappo terminatore per farla uscire.

Tutti gli altri contadini lavorano completamente la terra più volte facendo uso di un motozappo, polverizzandola e con questo scavano solchi poco profondi. Io invece ho adottato un'altra soluzione che non richiede l'uso della motozappa: scavo solchi a forma più o meno così \_/, con i bordi di terra dura e compatta. Non conviene che i bordi siano troppo ripidi a U o mettere della terra di riporto in bilico vicino al bordo del solco, specie se polverizzata e non compressa, perché potrebbe caderci per effetto del vento o animali (come i corvi) che ci vanno in cerca di vermi. In ogni caso i solchi vanno controllati prima o durante l'irrigazione ad allagamento. Spesso talpe e topi scavano la terra, facendo delle vere e proprio gallerie sotterranee e possono otturare un solco. In questo caso occorre rimuovere la terra, trovare l'entrata della galleria e pigiarcela dentro per otturarla bene, onde evitare che l'acqua di irrigazione si perda nelle gallerie.

Molti contadini uccidono le talpe appostandole o tramite delle trappole, ma le talpe sono un grosso problema solo nei terreni completamente lavorati. Laddove la terra è compressa e dura, come tra un solco e l'altro anche perché io ci cammino continuamente, essa costituisce una barriera troppo faticosa da scavare per le talpe e quindi non è necessaria alcuna carneficina di questi animali.

Per evitare la fatica di zappare la terra dura per scavare i solchi, in estate faccio semplicemente far arrivare l'acqua e scavo i solchi spostando la terra proprio in testa al fiume d'acqua che avanza. Sul solco bagnato così ottenuto inserisco le sementi a mano o tramite l'aiuto di un coltello, un cucchiaio o una piccola vanga, nella terra inzuppata d'acqua senza zappare. Se la terra in fondo al solco è ancora dura, allago di nuovo, prima di ficcare i semi, piuttosto che fare la fatica di zappare il fondo del solco. Per evitare che animali possano andare a scavare e cibarsi dei semi prima che germoglino, spargo la cenere sopra il solco.

Nel caso di clima secco, faccio riempire i solchi di acqua per mantenere la terra sempre morbida allo scopo di facilitare la germogliazione dei semi (questo è importante soprattutto nei terreni duri, come il mio che è limoso nella bella stagione, vale a dire tarda primavera e estate). In altri termini anche stavolta uso l'irrigazione per sostituire la zappatura, che risulterebbe comunque difficile da farsi con le piantine già spuntate e fitte.

In inverno non c'è necessità dei solchi, tuttavia la prima volta che ho piantato qualcosa in inverno (come i piselli) su una porzione di terra non utilizzata prima d'ora, ho scavato i solchi per trovarmeli poi pronti a primavera per le successive colture (come i fagioli). Li ho scavati abbastanza profondi, a profondità e dimensione di zappa dopo che c'è stata la pioggia e la terra è più morbida per fare meno fatica. Troppo profondi non conviene farli, perché si rischiano dei crolli che li potrebbero otturare. Ho lasciato i bordi dei solchi di terra dura, non zappata e ricoperta da quella rimossa dal solco e compressa con una pala o i piedi e le mani. Lì, essendo inverno, ho trapiantato le cipolle o gli agli e ho anche inserito alcune radici di cavolo che anche se poi vanno in fiore a primavera sono utili per le sementi. Si possono trapiantare ai bordi anche delle piantine di fragola.

In inverno non gettate via le cipolle cigliate. Mangiate la parte esterna e piantate i bulbi nella terra morbida ai lati del solco.
Per spezzare le zolle solo lungo il solco senza rompere quelle fuori solco utilizzo una zappa lunga e stretta o meglio un piccone affondandolo tutto. Tra un solco e l'altro non mi conviene lavorare la terra come quelli che usano il motozappo perché favorirebbe solo le erbacce e comunque sarebbe lavoro inutile in quanto ci devo passare e la pesto continuamente. In questo modo non ho bisogno del motozappo! Tra l'altro il mio terreno limoso si compatta molto se uno ci cammina: così la terra nei solchi rimane morbida (anche in estate perché allago i solchi), mentre quella fuori diventa dura come fosse un blocco di cemento, rendendo difficile la crescita di erbacce in estate e anche d'inverno nonostante s'impantani un po', non sono necessarie lavorazioni, in quanto ogni volta che ci passo è come se la lavorassi con i piedi. Tuttavia è preferibile fare crescere le erbacce nella terra tra un solco e l'altro e pestatele senza problemi, perché si riprendono. Esse hanno una funzione di protezione delle piante del solco dai parassiti, costituiscono infatti come una barriera che devono superare e inoltre evitano il disseccamento complessivo di tutta la terra e se sono alte fanno anche un po' d'ombra nel solco che non fa mai male d'estate.

Anche nel solco e ai bordi crescono le erbacce insieme alle piante utili, che tengo sotto controllo nelle vicinanze delle piante utili, ma non è necessario eliminarle del tutto. Questo significa ad esempio che le taglio con un coltello e ributto come pacciamatura il falciato nello stesso posto, lasciando le radici in terra. Le radici arricchiscono il terreno, dandogli una struttura e rendendolo soffice e concimandolo quando si decompongono.

Chi utilizza il motozappa per lavorare tutta la terra spreca un sacco di energia e soldi, inquina e finisce col riportare in superficie maggiori quantità di sementi delle infestanti. Inoltre distruggendo tutte le radici e facendo a pezzetti troppo piccoli i vermi impoverisce la terra, rendendo poi necessarie altre lavorazioni e concimi: un circolo vizioso che favorisce le multinazionali del petrolio e delle industrie chimiche inquinanti. Quindi anche se il motozappa può fare il lavoro di scavare i solchi in un giorno invece di farlo a mano in un mese, non è una soluzione permanente e priva di problemi in futuro. Se assommate il tempo (e i soldi!) che richiede la necessità di concimazione e di frequenti lavorazioni per risolvere i problemi creati dal motozappa, capirete come sia preferibile un mese di lavoro per scavare a mano con gran fatica i solchi permanenti a fronte di un giorno di lavoro leggero fatto col motozappo.

Vorrei osservare che esiste una macchina per scavare il tipo di solchi che utilizzo io: non è la motozappa, ma la cosiddetta macchina scavafossi o escavatrice da giardino (in inglese trencher). Tuttavia per un piccolo terreno come il mio il costo di tale macchina è proibitivo anche perché i miei solchi sono permanenti e quindi la utilizzerei una sola volta. Il motozappa costa molto di meno, ma, ripeto, siccome lavora tutta la terra, oltre ai problemi che questo comporta, non è in grado di creare solchi con i bordi di terra dura e quindi durevoli. Purtroppo la fatica iniziale di creazione di questo tipo di solchi è molto dura, ma una volta creati e mantenuti e concimati vi serviranno per tutta la vita.

In generale le lavorazioni profonde della terra non sono necessarie, ma controproducenti. Ad es. l'aratro che rivolta le zolle non fa altro che portare alla superficie la terra meno fertile e sotterrare quella più fertile. Ci vuole poi molto tempo affinché la terra di superficie si fertilizzi da sé. L'unica lavorazione che ha senso è una leggera zappatura del solo strato superficiale della terra (quindi senza mai affondare la zappa) per distruggere le foglie delle infestanti, aerare la terra, impedire che diventi dura e favorire la cattura dell'umidità notturna, operazione che va sotto il nome di "sarchiatura". Tuttavia in un terreno limoso come il mio, la sarchiatura non è affatto sufficiente come metodo di "irrigazione a secco". La zappa serve anche per il rincalzo delle piante, per quelle piante per cui ciò risulta utile, come ad es. le fave. Tutto questo dovrebbe farvi capire che il metodo agricolo che utilizzate dipende dal tipo di terreno. Ovviamente zappando tutto il terreno, aggiungendo fertilizzanti e chimici, le piante utili cresceranno, ma non è questo il metodo meno dispendioso in termini di energia e denaro. Per ottenere lo stesso raccolto senza veleni e senza spendere soldi e inquinare, esiste certamente un metodo naturale che minimizza la fatica umana e dipende dal tipo di terreno. Sta a voi trovarlo. Io nel caso del mio terreno limoso ho scoperto che non zappare né sarchiare, usare molta acqua nei solchi e lasciare le radici di tutte le piante e una pacciamatura verde è il modo più conveniente e sano di coltivare, ma in altri tipi di terreni non so se questo potrà andare bene finché non provo, anche se sospetto che potrebbe essere giusto, in quanto è un metodo del tutto naturale.

Infine c'è anche un altro motivo per non usare il motozappo: se avete un piccolo terreno e lo spazio è prezioso, creando i solchi  mano potete farli più vicini per le piante rampicanti: basta solo lasciare lo spazio per passarci, ad es. solo 80-90 cm tra le file di piselli. Usando il motozappo che zappa tutta la terra, tra le file crescono molte erbacce che diventano alte impedendovi il passaggio, che non riuscirete a pestarle tutte passandoci, e per eliminarle poi senza fatica dovete ricorrere di nuovo al motozappo, ma per poterlo usare dovete lasciare un maggior spazio tra le file. Insomma un piccolo terreno si sfrutta intensamente meglio senza il motozappo! Mentre per una grande estensione, la motozappa risulta un mezzo troppo piccolo e insufficiente. Insomma per come la vedo io, la motozappa è un oggetto del tutto inutile. Quindi non solo inquina, bruciando benzina malamente ed è pericoloso respirarne i fumi. E' anche inutile e controproducente, ma naturalmente questo non lo diranno quelli che la producono e la vendono.

Concimazione

Per evitare l'impoverimento della terra si possono ributtare tutti gli scarti e le piante estirpate in superficie. Tuttavia, a causa del fatto che utilizzo questi solchi permanenti in cui scorre l'acqua, non posso ributtare gli scarti per non intasarli. Così li metto tutti in una compostiera e cielo aperto e quando diventano terra fertile, la spargo nei solchi. Un'ulteriore forma di concimazione in tarda primavera ed estate, quando irrigo frequentemente mi viene proprio dalle irrigazioni. Infatti smuovo il fondo dell'acquara di irrigazione per far arrivare acqua contenente limo. Nel mio caso sono fortunato ad avere il limo, che anche da solo sarebbe sufficiente come concime anche se estirpassi le piante senza fare il compostaggio e il modo in cui lo faccio arrivare è poco faticoso, molto meno faticoso che spargere il concime a mano (specialmente se si tratta di concime concentrato perchè occorre poi zappare per mischiarlo con la terra normale).

Il concetto base della concimazione è semplice: mangio dalla  terra e tutti gli scarti devono ritornare alla terra per chiudere il ciclo. Quello che uso per costruire il mio corpo e dargli energia non è un problema, considerando che la fertilità della terra lasciata a sé stessa aumenta come osservò Masanobu Fukuoka.

La ragione di questo è che le piante utilizzano oltre alle risorse della terra l'energia solare e vanno a riportare con le loro radici in superficie le sostante nutritive che (specie nel caso di terreni permeabili e durante le piogge) tenderebbero a sfuggire in profondità. Inoltre molte piante hanno vita breve e nel giro di pochi messi o al massimo due anni muoiono dopo essere andate in seme, decomponendosi in superficie e andando quindi ad arricchirla. Anche le piante che vivono molti anni o gli alberi hanno periodi non vegetativi e perdono le foglie o i frutti non raccolti che vanno ad arricchire il terreno. Per questo motivo un terreno incolto e pieno di alberi, piante selvatiche o erbacce è molto più fertile di uno che viene continuamente lavorato e dove non cresce niente o solo poche piante sparse. Un terreno coltivato lavorando la terra, in cui si estirpano le piante e non ritorna niente, rapidamente diventa povero e necessità pertanto di frequente concimazione.

La propria cacca quindi è un bene prezioso, da non regalare alle fogne. Io utilizzo una compost toilet o defeco direttamente nella terra. Tra l'altro non utilizzando il gabinetto ma piegandomi completamente sulle gambe, defeco nella posizione più naturale, che è quella più adatta ad una più rapida e totale eliminazione delle feci.

Se si possiede un pollaio o una stalla, raccogliere e utilizzare gli escrementi e spargerli nel solco, in quantità limitata perché è un concime molto forte. Quelli delle capre o di altri animali erbivori possono essere utilizzate fresche direttamente sulle colture o durante la semina. Il guano delle galline meglio metterlo prima, ad es. facendo una falsa semina due settimane prima, utile anche per eliminare le infestanti facendole spuntare prima della vera semina, oppure anche dopo in superficie quando le piante sono già spuntate. Bisogna evitare infatti che si indurisca se non piove e impedisca ai semi di spuntare o che i semi ci marciscano dentro se è fresco.

Pali di sostegno per pomodori e piante rampicanti

Perché sono necessari i sostegni? Piantando più larghe molte piante rampicanti senza sostegni esse si sviluppano a livello orizzontale del terreno. Tuttavia diventa più difficile la raccolta senza pestare i fiori o i semi e inoltre gli attacchi dei parassiti o di lumache o visciole risultano facilitate (ad es. risulta più facile per loro mangiare le vostre taccole se sono al livello del terreno). Inoltre se il terreno viene allagato, l'acqua potrebbe fare marcire fiori e semi (ad es. i baccelli dei fagioli o i pomodori a contatto con la terra bagnata potrebbero ammuffirsi). Inoltre lo sviluppo verticale delle piante grazie a sostegni di lunghezza adeguata permette di avere una produzione maggiore, oltre che generalmente più sana in minor spazio. Del resto le piante rampicanti in natura crescono in mezzo alle erbaccie (anche se in modo non intensivo) e si aggrappano proprio a quest'ultime, quindi non è contro natura  o un lavoro inutile costruire sostegni per le piante. Anzi, è più importante che ci siano i sostegni piuttosto che il terreno venga zappato continuamente con mezzi meccanici.

Il legno migliore per i sostegni è il castagno, specie quello che è cresciuto lentamente che è molto duro. In alternativa la robinia (questa non richiede decorticazione). 2,10m è la lunghezza ideale, considerando che vanno interrati almeno 30cm e rimangono quindi 1,80m. I capotesta di ogni fila vanno piantati inclinati e conviene utilizzare pali più grossi. I pali devono essere appuntiti e la punta e tutta la parte che rimane immersa nella terra bruciata per aumentarne la durata. La combustione è un'alternativa al catrame, che inquina la terra e costa pure caro. La testa del palo conviene stringerla con un pezzo di ferro filato cotto (più malleabile di quello rigido) e poi inseritevi una lattina o una bottiglia di plastica al rovescio da cui avete tagliato il collo. In questo modo il palo non si spacca e l'umidità non penetra dalla testa fino alla punta.

Dal momento che i tarli si rifugiano dietro la corteccia e anche per favorire la stagionatura, i pali vanno decorticati. Se sono freschi l'operazione risultata facilitata. Munitevi di una ronca o roncola: appoggiate il palo su due cavalletti e sedetevici sopra per tenerlo fermo, utilizzando la ronca con due mani per evitare di affaticare una sola mano. Per fare i buchi nel terreno utilizzate una trivella a mano leggera: è una sbarra con un manubrio che termina con un'elica per fare uscire la terra. Potete così evitare di rovinare il palo picchiando sulla testa: appoggiatelo nel buco della trivella (che deve essere più grosso del diametro del palo) e poi riempite lo spazio vuoto con la terra estratta. Controllate con una livella appoggiata in verticale sul palo che il palo è verticale e poi pestate per compattarla la terra intorno al palo, mantenendo il palo fermo. E' molto più facile se si è in due.  Conviene piantare i pali appena fuori dal solco per evitare l'umidità eccessiva che li rovinerebbe più velocemente.

Quando comprate i pali, fate attenzione che non vi rifilino quelli tarlati e spaccati che durerebbero molto meno. I pali di acciaio invece durano una vita, li potete lasciare sempre in terra anche quando non servono, hanno già i gancetti per far passare le corde o fissare la rete e non richiedono trattamenti, ma costano di più. Informatevi sulla differenza di prezzo e valutate tra legno e acciaio.

Animali sì o no?

La mia esperienza riguarda i seguenti animali. Tuttavia preferisco vivere della sola terra senza dover tenere prigionieri e uccidere gli animali, anche perché ho poca terra e non posso coltivarla e tenere gli animali allo stesso tempo. Lo sfruttamento degli animali non solo pone problemi di natura etica e non è necessario, ma non risulta nemmeno conveniente su piccola scala. Si può vivere benissimo della terra, lasciando che gli animali popolino le purtroppo poche aree selvatiche rimaste.

Naturalmente gli animali si mangiano tra di loro, quindi non è che anche se non sono sfruttati dall'uomo vivono tutti felici e contenti. Tuttavia si riproducono e la natura incontaminata raggiunge un equilibrio che consente a tutte le specie di vivere. Io non riesco ad uccidere animali che conosco. Ucciderei più facilmente un animale selvatico che non conosco e di cui c'è abbondanza, comunque questa mia affermazione è solo ipotetica. Non ho mai praticato la caccia. Non è possibile tenere gli animali di nessun tipo in un terreno coltivato. Distruggono le piantine e anche molte piante adulte, vanificando il lavoro del contadino.

Capre: Si riproducono ogni 6 mesi. Una capra partorisce da uno a due capretti. Esistono razze da carne e da latte, quest'ultime con le mammelle più grosse. Mangiano foglie, frutti e germogli degli alberi e quindi se le tenete in un terreno in cui avete impiantato gli alberi, questi saranno completamente distrutti. Solo alberi di grosse dimensioni si salvano. Mangiano le foglie della vite e dell'olivo anche secche. Non gettate via o bruciate le piante estirpate di fave e piselli: le capre ve le trasformano subito in concime. Sono utilissime per la produzione rapida del concime, ma bisogna raccoglierlo pulendo nella stalla se non ogni giorno almeno ogni due giorni e questo risulta faticoso. Meglio fare stare le capre in una metà della terra non coltivata e separata da un recinto rispetto all'altra meta, facendo concimare la terrà per un certo tempo e poi spostarle nell'altra metà e coltivarla. In questo modo si evita la fatica di raccogliere e spargere il concime che producono defecando. Se allevate da piccole si abituano alla presenza dell'uomo, anche se non sono così affettuose come i cani e la loro affezione all'uomo è più opportunistica e paragonabile a quella dei gatti. Vedono nell'uomo un distributore di cibo. Hanno bisogno di erba fresca che preferiscono al fieno. I loro escrementi non puzzano essendo erbivori e possono essere usati freschi come concime. L'ideale per tenere le capre è una terra recintata dove ci sono alberi di grandi dimensioni o non c'è niente di coltivato. Non occorrerà lavorare la terra. Per evitare che rimangano senza cibo una strategia potrebbe essere di dividere la terra in due e farle stare a rotazione in una metà, in quanto preferiscono i germogli dell'erba all'erba adulta se possono scegliere. Sono abbastanza pulite e se un animale ha urinato sull'erba o le frasche sono sporche non le mangiano. Per questo motivo non si possono lasciare chiuse con molto cibo, perché lo sporcano e lo rovinano. Risulta difficile uccidere i capretti perché sono molto carini e anche lo sfruttamento delle capre al fine del latte è difficile perchè i capretti lo succhiano tutto e sarebbe disumano ucciderli e allontanarli. Quindi il latte non è per noi. Le capre sono selvagge, furbe e dispettose e a differenza dei cani non è possibile educarle vientandogli di mangiare un certo albero o pianta. Le capre di allevamento sono sconsigliabili in quanto sono soggette a malattie e hanno paura dell'uomo. Una sola capra di allevamento può farvi scappare anche quelle nate presso di voi, perché le capre sono animali gregari e rimangono sempre insieme. E' consigliabile quindi acquistare solo capre da contadini e pastori. Non separate madre e figli, acquistateli insieme. Il primo giorno è possibile che tentino di scappare per tornare alla loro dimora precedente, ma presto si abitueranno a tornare alla nuova ogni volta che sono spaventate. Se ci sono terreni coltivati non recintati nelle vicinanze, le capre andranno guardate a vista. Per loro natura di erbivori hanno bisogno di mangiare e ruminare continuamente, in quanto l'erba è poco nutriente. Possono essere tenute in un terreno insieme alle galline. Hanno bisogno di un riparo con pavimento in terra (da evitare assolutamente il cemento che fa sbucciare le caviglie) con solo un lato aperto esposto a sud e un tetto. I caproni puzzano. E' difficile controllate un numero limitato di capre, mentre invece un grosso gregge è più facile da dirigere in quanto ogni singolo animale segue il gregge. E' consigliabile avere dei cani che avvertono di eventuali pericoli e mantengono il gregge compatto. Non converrebbe comunque avere un numero limitato di questi animali, a meno che non si voglia partire con pochi per costituire un gregge. In natura le capre si spostano e non hanno dimora fissa, preferendo le alte quote d'estate. Bevono poco in quanto le erbe contengono già acqua, a meno che non faccia molto caldo o gli si dà cibo secco. Sono in grado di trovare le sorgenti d'acqua. Le capre hanno bisogno di molta fibra per poter digerire correttamete e quindi non è indicato dargli pane che non sia integrale. Meglio fargli il grano intero con tutta la crusca, così come si trova in natura. Pensate che mangiano anche le scorze fibrose del melone crude. Le capre sono animali molto spaventevoli: al minimo segnale di pericolo fuggono. Se le portare distanti dal loro rifugio c'è il rischio di perderle, mentre se sono vicine, le ritroverete sempre nel loro rifugio. Legare una capra a una corda non è il modo migliore di farla razzolare, anche se utilizzate una corda munita di "girello". La corda si attorciglierà attorno ad alberi o arbusti e la capra rimarrà bloccata. Occorre recintare il terreno in cui si vuole che la capra resti. Se una capra sola viene legata, le altre si mantengono vicine a lei e se queste si allontanano, lei le chiama pregandole di non lasciarla sola. Tuttavia tenere gli animali legati non è mai una buona soluzione, in quanto questi ne soffrono e per questo tendono poi a scappare quando ne hanno l'occasione. Se dovete coltivare la terra e prendervi curva delle piante, non avrete tempo di pascere le capre, pertando non vi conviene avere un piccolo numero di questi animali. O fate il pastore o fate il contadino.

Galline: i polli di allevamento sono spesso pieni di chimici e hanno vita breve in natura. Preferire polli nostrani, comprati da contadini locali, anche se costano di più. I galli hanno lo scopo di fecondare l'uovo e difendere le galline dai predatori e spesso perché sono più grossi e si espongono, sono proprio loro i primi ad essere mangiati. Le galline vengono tenute per la carne e le uova, ma conviene tenerle solo presso l'abitazione.


Questa è una gallina nostrana, col becco intero, di taglia più grossa rispetto alle altre e ovviamente anche le uova sono più grosse.

Le uova sono soggette ai predatori naturali, compresi serpenti e topi e vanno prelevate al più presto dopo la deposizione. Non si può lasciare cibo per giorni a meno che le galline non si trovino in un pollaio chiuso da una rete a maglia molto stretta che non consente il passaggio degli uccellini, ma una rete resistente alla volpe del genere costa cara ed è difficile da trovare. Per questo conviene avere le galline presso l'abitazione, specialmente se sono poche, altrimenti non ne vale la pena di andare ogni giorno a farle uscire, controllare se ci sono uova e a dargli da mangiare. Conviene averle sotto casa anche perché mangiano anche molti degli scarti che buttiamo via. Il pane duro va ammollato o almeno lasciato nel pollaio affinché ci pensi la pioggia a farlo. La volpe scava e la rete va interrata bene e anche rivoltata per un tratto in fuori in modo che scavando la volpe incontri la rete e rinunci. Gli esemplari più giovani sono più vulnerabili ai predatori.  Le galline non vedono bene di notte, ma hanno anche predatori diurni, come il gatto selvatico.



La gallinella Razzolina, gallinella ovaiola, fa l'uovo quasi tutti i giorni nella bella stagione. Le galline ovaiole sono molto carnivore e sono sempre alla ricerca di vermi e insetti che vivono negli strati superficiali del terreno, che la gallina smuove facendo uso dei piedi. Purtroppo non è nostrana e potete notare il becco barbaramente tagliato.

Le uova nostrane di galline razzolatrici contengono la metà circa di colesterolo e hanno un guscio generalmente solido, ma se ne producono di meno. D'inverno la produzione di uova è drasticamente ridotta. Le galline d'allevamento hanno poca tendenza a covare le uova e a riprodursi. Se non sono imbottite di chimici, vengono spesso sbeccate. La parte spuntata del becco non ricresce e questo va a vostro discapito in quanto sono meno efficienti nel mangiare, pescare vermi, spezzare scarti vegetali, etc. D'estate hanno bisogno di una zona d'ombra. L'ideale per tenere le galline è un terreno recintato con alberi da frutto tipo cachi o che cadono in quantità con una piccola zona di umidità dove si formano i vermi (che potete realizzare con gocciolatori d'acqua e/o coperture del terreno con cartoni o altro che rimuovete e spostate).


"Leccamagno" dei polli (C) 2015 Antonio Bonifati. All rights reserved. Ingredienti: un albero da annaffiare, cibo vegetale per polli, polli o papere, zappa e acqua. Preparazione: scavare una trincea circolare attorno all'albero con la zappa spostando la terra sul bordo interno del cerchio in modo da creare un argine circolare. Buttare il cibo vegetale dentro il cerchio e innaffiare fino a completo allagamento e straripamento attorno al fossato. Vantaggi: si annaffia e si concima l'albero, accelerando la decomposizione degli scarti vegetali non mangiati dalle galline, si annegano le formiche che rovinano i frutti e si crea anche cibo per le galline sotto forma di vermi.

E' possibile coltivare mais e grano biologico per i polli, ma farlo manualmente non risulta conveniente. Conviene coltivarselo per sé e non avere i polli. Le uova fritte fanno male, conviene mangiarle solo a la coque: tuorlo liquido e bianco duro. Devono bollire per circa non più di tre minuti. Per evitare infezioni non toccate le uova crude con le mani. Io utilizzo sempre un foglio di giornale. I paperi possono rompere le uova e mangiarle. Non conviene tenere insieme papere e galline per questo motivo, altrimenti sono compatibili. Il cesto delle uova può essere tenuto abbastanza alto (ad es. usando delle casse sovrapposte) per rendere più difficile ai predatori di raggiungerle. Le galline ci volano, ma bisogna fare attenzione che nell'atterrare non schiaccino quelle presenti: utilizzate una struttura a nido con fondo stretto. I topi tuttavia si arrampicano molto bene su superfici scabre. Se lasciate libere a razzolare in un terreno e se esiste un luogo riparato ad es. una casetta, le galline hanno l'istinto di fare le uova lì, quindi non le faranno sparse nel terreno, difficili da trovare e soggette ai predatori una volta scoperto questo luogo sicuro, che ci deve essere. Per evitare i pidocchi, le galline hanno bisogno di rotolarsi nella sabbia o nella terra asciutta. Non si lavano nell'acqua come le papere. Come bagno delle galline potete utilizzare una nassa di pneumatico riempita con sabbia fine sotto una tettoia per mantenerla asciutta. Le galline scavano la terra con i piedi e danneggiano tutte le piantine. Riducono allo scheletro le piante di cavolo. Non si possono tenere in un terreno coltivato. Si mangia tutto delle galline, buttando via solo le ossa, il becco e un po' della parte posteriore. Anche i piedi si possono spellare e cuocere o se avete un cane, li sgranocchierà volentieri, come pure tutte le ossa.

Cane: il cane è un ottimo compagno di giochi per bambini e adulti, ma non conviene tenerlo legato perché diiventa nervoso e aggressivo. L'ideale è lasciarlo libero, fargli una cuccia nei pressi della vostra terra o casa e sarà spesso lì dove voi gli darete il cibo. I cani non possono essere tenuti nell'orto. Anche loro mangiano alcune piante (come i cavoli) e quello che non mangiano distruggono, perché hanno la mania di rosicchiare tutto. Così distruggono la vite o gli alberetti quando non sono in vegetazione usando il legno per affinarsi i denti e correndo e pestando faranno a pezzi tutte le piantine o bucano i tubi di irrigazione. Il cane è un animale molto intelligente e tende ad annoiarsi se viene rinchiuso in un terreno, per quanto grande possa essere. Con il metodo della carota e del bastone il cane può essere educato, ma solamente quando commette qualcosa di non voluto in vostra presenza. E' preferibile non sverminane né vaccinare gli animali per non indebolire il loro sistema immunitario. I cani mangiano anche la frutta e la verdura, specie se dolce, ad es. io gli sbuccio i mandarini per difenderlo da influenza e raffreddore, ma da solo mangia anche l'erba, tra cui la gramigna detta anche erba canina e la frutta come cachi, fichi, nespole, more, uva, melograni etc.


I cani non mangiano solo carne, ma anche frutta e verdura. Il mio è ghiotto di gelso e ciliegie, che mangia con tutti i semi. Così l'albero del ciliegio sfrutta gli animali per riprodursi a distanza.


Il cane può essere educato a non mangiare i polli: basta picchiarlo quando tenta di farlo. E' difficile comunque frenare l'istinto di caccia che si esplica in forma di gioco: anche se il cane non mangerà le galline, le rincorrerà e spaventerà, quindi la convivenza è possibile, ma non è del tutto pacifica. Inoltre il cane mangia le uova (con tutto il guscio, quindi spariscono proprio). Bisogna che queste siano deposte in un luogo non raggiungibile dal cane, ad es. un cesto in posizione elevata o all'interno di una casetta in cui il cane per le sue dimensioni non può entrare e non riesce a raggiungerle con le zampe. In questo modo può essere messo alla guardia nottura di un pollaio: i polli escono da soli da un pollaio aperto e razzolano nella terra chiusa e siccome nella stessa terra c'è il cane, volpi e faine non si avvicineranno. La cosa funziona meglio di tutti gli altri rimedi contro i predatori dei polli, ma nel terreno ovviamente non ci devono essere alberetti e niente di coltivato, altrimenti cani e galline faranno danni considerevoli.

Convivenza (quasi) pacifica tra papere, galline e cane

Avere un cane significa tornare bambino. I cani amano molto giocare a mordere. Non è possibile prendere la rabbia se non con ferite profonde. Per gioco potete procurarvi solo ferite superficiali, peraltro facili da evitare se usate stivali e pantaloni spessi e guanti di pelle. Durante le operazioni di semina o raccolta il cane vi farà compagnia, ma vi rallenterà anche il lavoro. Quando siete presenti il cane non può fare danni alle piantine perché è facile educarlo a non farlo, ma non pensate che in vostra assenza non succeda niente. Se i vostri vicini non amano il cane o non vogliono che vada nel loro terreno coltivato e non volete tenerlo legato se non avete abbastanza terra incolta per tenerlo, pensateci bene prima di prenderlo. C'è il rischio che ve lo avvelenino. I cani hanno bisogno di un riparo asciutto e protetto dai venti. Non possono essere vegetariani: hanno bisogno ogni tanto di mangiare carne e anche ossa per l'apporto di calcio necessario per digerire la carne. I cani mangiano anche cereali e in particolare i chicci di mais che  masticano anche se non proprio a lungo, ma non ci sono problemi se qualcuno lo inghiotte intero, al più se è duro lo si ritrova nelle feci intatto o quasi. I cani sono animali puliti e non fanno i loro bisogni nel luogo in cui dormono o si cibano al contrario delle galline. Le zecche si annidano soprattutto nei posti dove il cane non si può grattare e tormentano specialmente i cuccioli. Controllate dentro le orecchie. Per evitare che ci rimanga la testa, mettere una goccia d'olio prima di tirare la zecca e schiacciate le zecche estratte per evitare ulteriori attacchi. Non è necessario usare chimici sul cane, se effettuate un controllo delle zecche manuale, peraltro è necessario farlo frequentemente solo durante i primi mesi d'età. I cani sono ottimi nuotatori e possono venire al mare con voi. Bevono l'acqua del mare, ma accorgendosi che è salata smettono. I cani scavano con le zampe per nascondere il cibo e anche per questo fanno danni all'orto.


Do not disturb, please. Si prega di non disturbare.


Un vecchio cappotto demodé per il colore sgargiante, oltre che come giaciglio, diventa un giocattolo per un cucciolo di cane, che si diverte a combatterci, mordendo e tirando.

Papere: si ingrassano velocemente, ma fanno poche uova, giusto nella stagione della riproduzione in primavera estate, ma comunque molte di meno rispetto a quelle delle galline. Vale la pena di tenerli solo per ragioni estetiche perchè hanno un'andatura buffa. Al contrario delle galline sviluppano una notevole estensione alare e raggiunta l'età adulta, se non gli vengono spuntate le ali (che è comunque una cosa brutta da fare) possono volare via. Possono essere utilizzate per covare le uova delle galline avendo una maggiore tendenza alla riproduzione. Le carni sono più grasse delle galline e i paperi maschi più grossi e con meno capacità di fuga sono più soggetti ai predatori delle femmine più leggere e gentili. Amano l'acqua. Se sono poche basta una piccolissima piscina, ad es. una grossa cassetta di plastica come quelle usate per la raccolta delle olive. Sporcano l'acqua lavandosi e bisogna cambiarla spesso se volete che siano puliti. Fanno infatti anche il bagno nell'acqua sporca. Sono molto ghiotti di lattuga. Mangiano anche i semi di girasole e di zucca. Grazie al loro becco e ai movimenti del collo flessibile sono in grado di fare a pezzi pane e steli di piante più delle galline che si limitano a pungere, quindi c'è meno necessità di spezzettargli il cibo. Addirittura se lo mettono ad ammorbidire o macerare da sole nell'acqua. Amano cercare i vermi filtrando l'acqua nelle pozzanghere col becco e non si riparano quando piove come le galline.

Paperi e galline possono essere tenute insieme.
Il papero è quello bianco-nero. 

Alberi e frutta

N.B.: tutta la frutta per essere saporita e nutriente non va trattata con chimici e quindi si può e deve essere mangiata con tutta la buccia. E' un delitto spellare un fico o sbucciare una mela. La frutta va mangiata intera, eccetto i semi minuti che contengono sostanze dannose (come i semi di mela che contengono un composto tossico) o i semi troppo grossi come quelli dei cachi.

Ad es. i semi delle melograne si mangiano interi, masticandoli bene. Prevengono molte malattie e mantengono giovani. La buccia, amara e tannica, si può far seccare, pestare e polverizzare e diventa una medicina per bloccare la diarrea.

Per essere più saporite le melograne vanno raccolte
quando si spaccano e prima che si aprano completamente. 



Preferire piante locali, non innestate e selvatiche. Riprodurle tramite seme (generalmente da piantare a fine inverno, perché germina a primavera) oppure talee se appropriato (ad es. per albicocco o ciliegia la riproduzione per talea è difficile). La talea è l'estremità di un ramo con delle gemme, di pochi centimetri, diciamo minimo 10cm. Il ramo, tagliato con un taglio a punta, viene parzialmente interrato verso la fine dell'inverno e il terreno va mantenuto umido. Nella parte interrata escono poi le radici, se l'albero è del tipo che si riproduce facilmente per talea. Evitate gli ormoni radicanti che sono dei veleni. Per facilitare la radicazione potete usare dell'acqua di salice: mettere a bagno i rametti legnosi giovani del salice spezzettati in acqua fredda per alcuni giorni finché assume un colore giallastro e potete metterci anche le talee o usare quest'acqua per innaffiarle. E' un ormone radicante naturale e non velenoso. La differenza tra riproduzione per seme e talea è che il seme deriva da un fiore impollinato e quindi non viene quasi mai la stessa pianta, con la talea viene la stessa pianta, ovvero un clone. Se la pianta da cui si preleva la talea era stata innestata, ovvero potrebbe avere rami di diverse piante e diversi dal tronco, viene fuori quella pianta corrispondente al ramo da cui si è prelevata la talea.

Nel caso di semi di alberi duri, mettere ad ammollo in acqua per qualche giorno o intaccare con un coltello può favorire la rottura, altrimenti potrebbe volerci un altro anno. Non potare mai gli alberi, ma piantarli fitti a 2 metri di distanza. Utile avere animali che mangiano i frutti caduti. Le capre rovinano tutti gli alberetti, si possono tenere in un frutteto solo se gli alberi sono tutti alti. Mangiano i frutti caduti, i getti di foglie e rami teneri alla base e anche frutti e foglie che riescono a raggiungere. Non è necessario arare i frutteti, si può voler tagliare l'erba alta per facilitare l'accesso, lasciandola come pacciamatura.

Molti alberi nascono da soli, se non si martoria la terra con la motozappa, ci sono molte piacevoli sorprese. Questo è un alberetto di noce nato spontaneo nel mio terreno, con tutta probabilità dal frutto di una noce di un terreno vicino:




Le noci sono trasportate dai corvi che le lasciano cadere nel tentativo di romperle. Alcune non si rompono e sono proprio quelle provviste di un ottimo guscio e generalmente buone all'interno. Poi ci pensa la natura e subito a primavera spunta l'alberetto. Annaffiandolo nei mesi secchi estivi si evita che secchi se non ha radici profonde e comunque cresce più velocemente. Nel mio caso ho creato un argine circolare attorno all'albero per costituire una pozza che ho ricoperto con del cartone fermato con dei pesi e tramite un foro nel cartone d'estate riempivo spesso l'aiuola priva di erbacce così formata attorno all'albero di acqua.

Se avete buttato i semi della frutta che mangiate nella terra d'inverno, è probabile che a primavera nascano degli alberi. Fate attenzione a non ucciderli quando estirpate l'erba prima di seminare a mano o tramite la zappa. E' essenziale sapere riconoscere gli alberi, ma tutte le piantine di albero hanno già nell'infanzia un fusto legnoso e più rigido e scuro di quello delle erbe e questo vi dice almeno che si tratta di un albero, anche se non di quale albero si tratta. Se gli alberi sono nati troppo vicini (meno di 2m uno dall'altro) andranno trapiantati. Meglio farlo quando non sono in vegetazione (senza foglie per quelli non sempreverdi), ovvero d'inverno e cercate di scavare bene e estrarre quanta più radice potete integra.

Se si dispone dell'acqua, è utile scavare un bordo rialzato circolare attorno ad un albero e allagare l'interno per annegare le formiche che rovinano i frutti e anche il legno con i loro formicai e anche per fornire a galline e papere un posto dove si sviluppano i vermi. Molti frutti si possono conservare bene secchi: mele, pere, fichi, giuggiole.

Giuggiole secche.


Le mele vanno affettate, non troppo sottili perché se no attaccano sul supporto dove sono messe a seccare, non troppo spesse perché altrimenti non seccano bene dentro. Si deve eliminare il torsolo ma non la buccia, essendo biologiche.

Fettina di mela secca.
Le albicocche si seccano ma diventano amare. Le ciliegie si seccano, ma sono soggette ai vermi. I fichi dei terreni umidi si possono seccare spaccandoli, come pure i fichi fioroni. Per evitare che li mangiano e infettino mosche, formiche e vespe conviene costruire un essicatore solare: utilizzare una rete metallica molto fitta da montare su un telaio di legno a scala con tanti pioli per poter sostenere il peso. Sopra di questa un'altra rete su un'altro telaio delle stesse dimensioni del precedente, senza pioli. Per fissare la rete al telaio saldamente, usare delle listelle di legno sottili e dei chiodi di lunghezza non troppo corta, altrimenti le listelle si sollevano.

Uno snack energetico di fichi secchi da mangiare con i semi di zucca

Tozzi di pane con marmellata di gelso e ciliegie
servita anche in foglie commestibili di piantaggine maggiore con spicchi d'arancio

Per la preparazione di marmellate, si possono utilizzare come dolcificanti il miele o anche frutti secchi della stagione precedente (es. fichi), se non sono disponibili altri frutti zuccherini di stagione. Nel caso della marmellata di mele cotogne, si possono utilizzare cachi o uva, che maturano in concomitanza con le mele. Evitare lo zucchero industriale raffinato, in quanto manca di fibre, vitamine e sali minerali  preziosi, presenti nella canna da zucchero al naturale. Quest'ultima sarebbe meglio mangiarla masticandola piuttosto che estrarne lo zucchero raffinato, ma non cresce alle nostre latitudini, anche se in alcune zone del sud vicine al mare si potrebbe coltivare. Noi abbiamo comunque tante altre fonti naturali di zuccheri, accoppiate con vitamine e fibre e non abbiamo bisogno quindi di usare zucchero industriale raffinato.



Le melecotogne sono acide e un frutto medicinale. Comunque fanno anche bene cotte (con tutta la buccia, che è morbida) e con la cottura diventano più dolci. Bere anche l'acqua di cottura che oltre che buona è un rimedio per tosse e mal di gola.

L'albedo (il bianco ell'arancio) contiene pectina che assorbe l'acqua e fa rapidamente indurire le marmellate, ma quello di cedro e limone una volta secco diventa amaro ed è sconsigliato. L'albedo va seccato bene e pestato in un mortaio così che diventi una polvere, altrimenti rimane grosso nella marmellata. Siccome tende ad assorbire l'umidità, conviene esporlo di nuovo al sole prima di pestarlo.

Uva bianca spaccata, appena messa a seccare
e protetta da mosche e vespe da una rete di plastica.

L'uva secca si può usare come dolcificante o mangiare di per sé. Viene meglio e non si guasta se si spaccano gli acini uno per uno. Rimane il problema dell'eliminazione dei semi, che se si mangia l'uva secca da sola si possono semplicemente sputare, ma se la si usa nella marmellata come dolcificante ci vanno a finire. Purtroppo l'eliminazione del seme dall'uva passa non è più semplice che dall'uva fresca quando la si mette a seccare e rimane quindi sempre un lavoro certosino. Tuttavia non ne vale la pena, in quanto i semi d'uva fanno bene alla salute, quindi conviene mangiarli piuttosto che gettarli via, a meno che non si vuole far riprodurre la vite per seme. Mettere l'uva secca pigiata in contenitori di vetro, con delle foglie di alloro raccolte prima verdi e fatte un po' seccare al fresco. Se ben secca si manterrà anche 2 anni senza bisogno di conservanti.

Uvetta con semi, fatta essiccare spaccandola,
conservata in una giara con strati di foglie di alloro semisecche.

Non è conveniente produrre manualmente l'uvetta intera, senza spaccarla. I chicchi hanno una pellicola che non fa evaporare facilmente l'acqua, altrimenti l'uva si seccherebbe subito già sulla pianta e quindi i tempi di essiccazione al sole sono lunghi, col rischio che alcuni chicchi si guastino di brutto, sviluppando una muffa nera polverosa che va ad invadere anche gli altri chicchi. Bisogna poi comunque ripassare i chicchi ad uno ad uno per togliere il picciolo legnoso. Alla fine dei conti, il tempo che si spende a spaccare i chicchi è ben guadagnato.

Uvetta senza semi, essiccata intera al sole,
ancora da scartare e da eliminare i peduncoli legnosi secchi.
I fichi sono propagati dagli uccelli... o dall'uomo o qualsiasi altro animale che li mangia. Dai minuscoli semini contenuti in ogni frutto, tanto duri che non vengono alterati dalla digestione o dalle feci, nascono delle piantine di fico come questa.

Piantina di fico spuntata dal frutto
o dai semi contenuti negli escrementi.

Il fico fa dei frutti tanto dolci proprio per attirare gli animali e utilizzarli come veicolo per la propria riproduzione a distanza e così fanno pure tanti altri alberi da frutto. Le vacche ad es. mangiano tranquillamente anche grossi semi come quelle delle susine e incosapevolmente li vanno poi a piantare in un altro posto, concimandoli meglio di quello che potrebbe fare il frutto che hanno mangiato. Questo è un importante esempio di simbiosi vegetale-animale.

Certe varietà di fichi neri maturano tardivi a ottobre-novembre:



La vite si riproduce da seme o piantando piuttosto profondi dei rami a fine inverno, che se attecchiscono poi a primavera le gemme si aprono e spuntano le foglie. Le viti riprodotte da seme crescono più velocemente in altezza, ma con rami sottili e risultano preferibili se avete necessità di creare una zona d'ombra estiva. Ci vogliono comunque anni e tanti semi perché solo una piccola percentuale germoglia. Purtroppo le pratiche agricole di importazione di varietà da altri continenti praticate dall'uomo hanno contribuito al diffondersi delle malattie della vite. Queste non sono presenti tutti gli anni e con la stessa intensità e le piante crescono molto velocemente quando capita che non ne sono colpite.

Vite riprodotta per talea.

Le olive non si possono mangiare crude se non in piccolissima quantità, per via del tannino e del sapore amaro. Per le olive mature (viola o nere) io non utilizzo la soda caustica (un veleno inquinante) né il sale né il fuoco, ma le metto ad ammollo nell'acqua per diversi giorni dopo averle intaccate con un coltello (operazione che faccio mentre leggo un libro al computer). Cambio l'acqua ogni volta che si satura, rigettandola ai piedi dell'albero per concimare, finché non sono dolci e l'acqua non si satura più. Le olive così ottenute non sono molto saporite perché non c'è sale ma se ne possono mangiare in gran quantità.

Olive mature dolcificate per ammollo con sola acqua,
mangiate con pane e semi di finocchio.


Poi naturalmente la frutta secca: noci, mandorle e nocciole. Per evitare danni agli alberi, conviene aspettare che cadano e raccoglierle da terra. Se è piovuto, conviene romperle subito e farle asciugare per conservarle meglio.

Settembre

Nella mia zona in cui l'inverno è generalmente mite fino a natale e all'inizio di settembre di solito finisce il gran caldo e tornano le pioggie, è il momento di seminare l'indivia riccia o scarola per poterla raccogliere a dicembre dopo 3-4 mesi. Le sementi le ottengo facendo andare in fiore alcune piante dell'anno scorso. Alternativamente potete lasciare che le sementi cadano attorno alla pianta in fiore, ma se ci sono troppe infestanti, le piantine avranno difficoltà a spuntare o spunteranno troppo vicine e vanno comunque trapiantate (quando hanno 4 o 5 foglie e radici consistenti). Spezzetto i fusti secchi e li interro senza nemmeno preoccuparmi di estrarre le sementi che sono minute. Se sputano piantine troppo vicine, le trapianto.

Coltivo l'indivia perché è un po' amara e per questo non è mangiata da visciole e lumache e inoltre resiste al freddo meglio della lattuga. Meglio piantarla in pieno sole. Non è necessaria una profonda aratura del terreno di 20 cm come dicono basta eliminare le infestanti attorno al cespo e zappettare un po' il terreno, ma nemmeno questo è in realtà necessario. La raccolgo a taglio, in modo che rispunti se non farà troppo freddo per un secondo raccolto, altrimenti andrà poi in fiore a primavera.



Le scarole in fiore diventano più alte, con le foglie piccole non più piacevoli da mangiare e producono le sementi da dei bei fiori violacei.





Indivia raccolta a fine dicembre. Questa è nata spontanea, senza alcuna cura che un po' di diserbo.

Novembre


Grano. Seminare spargendo i chicchi dopo averli fatti rotolare nell'argilla e seccare (terra chiara di profondità, procurabile scavando un fosso) o anche solo nel terreno limoso. Ricoprire il seminato con paglia per concimare e nascondere alla vista degli uccelli. Meglio seminare il giorno prima della pioggia. Gli uccelli mangiano le spighe ancora prima che maturino, quando i chicchi sono dolci. Nel caso di semina di piccole quantità, si rischia di perdere tutto il raccolto. E' necessaria una rete di protezione antiuccelli. Raccolta: a giugno. Fare essiccare le spighe e sbatterle. Soffiare sul mucchio per far volare via la crusca. Quando indurito, consumare cotto (da solo o insieme alle verdure), altrimenti mangiarlo crudo come fanno gli uccelli, staccando le eventuali ariste (punte sottili) che si incastrano nella bocca e producono fastidiose punture. Difficile la conservazione di lungo periodo per via delle farfalle, attuabile solo con il congelatore. Mettercelo subito. Se si dispone di mulino a manovella, si può fare la farina col germe e la crusca, anche se quest'ultima va ridotta un po' soffiando altrimenti il pane viene sfarinoso. Stesse indicazioni valgono per l'orzo. Anche se questi cereali si seminano in autunno, vanno comunque seminati in una zona soleggiata, altrimenti non si svilupperanno bene. La coltivazione di questi cereali minuti non è certo conveniente su piccola scala, ma considerando che la farina che viene venduta è privata di germe e crusca, rappresenta l'unico modo per avere a disposizione tutti il sapore e i nutrienti del chicco intero.

Fave. Piantare a file distanti circa mezzo metro e 20 cm tra un seme e l'altro, disponendo i semi sul lato piatto. Nel caso di primavera secca, prevedere già dalla semina i canali d'irrigazione. Necessario un po' di diserbo manuale. Raccolta secche a Maggio: sono un po' dure, ma grosse e nutrienti e vanno messe ad ammollo prima della cottura. Consumabili fresche cude o cotte. Estirpare tutte le piante secche, staccare i baccelli e torcerli per fare uscire le fave. Conservazione al di fuori del congelatore difficile per via dei coleotteri (il tonchio), le cui uova si trovano già in alcuni semi, come nel caso di grano e mais e che in un ambiente chiuso pieno di cibo si riproducono velocemente e in gran quantità, rovinando un intero raccolto. Nella mia zona le pianto anche all'inizio di Gennaio.

Le rincalzo quando sono alte una ventina di centimetri se l'inverno è freddo e c'è un vento forte che potrebbe spezzarle.

Quando in primavera comincia il caldo, le fave sono di solito infestate da certi pidocchietti neri, detti afidi, specialmente la parte apicale. Per ridurre l'infestazione non uccidete le coccinelle che mangiano gli afidi. Lasciando che la natura faccia il suo corso senza utilizzare veleni, vedrete che alcune piante saranno colpite gravemente e daranno pochi o nessun frutto, ma la maggior parte delle altre piante avranno le fave nonostante gli afidi.

Se proprio volete potete tagliare la parte apicale più tenera preferita dagli afidi in quanto la fioritura è completata (si vede dal fatto che i fiori si sono trasformati in piccole fave). A senso farlo soprattutto se la volete mangiare (si può lessare e mangiare con olio, origano e con opzionale aggiunta di limone), altrimenti lasciate fare tutto il lavoro alle coccinelle e non preoccupatevi troppo degli afidi.

Piuttosto per le fave secche preoccupatevi del tonchio: vanno controllate spesso finché tutti tonchi sono stati elimanti, a meno che non avete un grosso congelatore in cui metterle per impedire la riproduzione del tonchio: bastano 3 giorni per farlo morire e poi potete anche togliere le fave secche dal congelatore per recuperare spazio (ma mettetele in contenitori chiusi). Comunque sia, deve mangiare anche lui. In natura non si può mangiare da soli. L'importante è che mangiamo tutti :-) Avvelenarsi il cibo per mangiare da solo è controproducente.

Gennaio


Piselli. Più delicati delle fave, temono maggiormente le gelate e i venti forti. Ottime crude, se ne può mangiare a quantità senza problemi. Conservabili secche (ma attaccati dai coleotteri). Preferire i rampicanti perché più produttivi. Utilizzare una rete in plastica resistente ai raggi UV (riutilizzabile) di 2 metri e pali per sostenerla. Tra le file 80cm-1m, per facilitare la raccolta. Tra le piante meglio usare una distanza breve (5cm) perché non tutti i semi probabilmente germoglieranno.

Anche le mosche lo fanno (sul mio pisello!)

Marzo


Cicerchie. Da consumare con moderazione, perché sono dannose per i muscoli in gran quantità. Si possono mangiare crude quando sono ancora verdi, hanno un sapore simile ai piselli, ma con ancor maggiore moderazione. Mettere ad ammollo per almeno 24 ore in acqua calda e salata, da rinnovare 2-3 volte e gettare via l'acqua prima della cottura, sostituendola con acqua non salata. Non è vero che non ha bisogno di irrigazione: se il terreno è duro, non riesce a mettere radici lunghe e dà scarsa produzione. Una volta che ha messo radici lunghe, quando si secca nel mese della raccolta (agosto) non è necessario irrigare. Ha bisogno di sostegni bassi, ad es. dei bastoni alti 50 cm con un filo che li unisce. 50 cm tra le file, 30-40 tra le piante.

Un piatto di cicerchie cotte con peperoni secchi.

Ceci. Nel mio terreno limoso vengono piccoli, ma saporiti. Utili i sostegni bassi come con la cicerchia e stesse distanze tra le file e le piante.

Zucche. Metto i semi o butto le zucche marce in autunno/inverno nel mio terreno limoso e poi le zucche spuntano da sole in primavera, ci faccio solo arrivare l'acqua. Alcuni semi secchi che ho conservato li semino a Marzo. Tendono a spuntare dopo un giorno di pioggia. Qui in Calabria fa molto caldo d'estate e le zucche crescono anche in zone ombreggiate. Non raccolgo i fiori di zucca, sia perché non mangio fritti che fanno male, sia per lasciare che possano nascere le zucche migliori che non saprei a priori da quali fiori femminili nasceranno. Quando si sviluppa la zucca dal fiore, per evitare il contatto col terreno umido che potrebbe farla marcire, io metto sotto un pezzo di tegola dal lato convesso per evitare ristagni di acqua dove tocca la zucca, o una cassetta di legno da frutta rovesciata. Raccogliere le zucche secche quando si è seccato il peduncolo che le alimenta.

Semi di zucca secchi, ottimi da sgranocchiare.

Anche i semi di zucca immaturi
si possono mangiare, qui insieme al mais.

Aprile


Mais.Si semina a fine Aprile o a Maggio. Si può seminare più tardi se si intende consumarlo solo fresco, perché il secco sarebbe poi rovinato dalle pioggie autunnali. Selezionare le sementi con variazioni di colore per produrre spighe colorate e favorire sempre la varietà per avere piante che si difendono meglio dai parassiti. Le radici penetrano anche il terreno duro, ottimi risultati si ottengono con terreni duri ben irrigati senza bisogno di zappare. Per la protezione dal vento seminare fitto, 50 cm tra le file e 15 tra le piante (un po' di meno per quello nano).  Si può mangiare crudo quando ancora è dolce (rompendo i chicchi esce il latte) o anche quando è più ceroso, ma masticare bene, altrimenti passa intero nell'intestino! In quest'ultimo caso si possono bollire le spighe intere o spezzate per farle entrare nella casseruola.

Per sgranocchiare le spighe dure, utilizzare il torsolo di un'altra spiga. Partire dalla punta e sfregare energicamenmte tenendo il torsolo ad angolo rispetto alla spiga da sgranocchiare nel palmo della mano. Sostituire il torsolo con quello della spiga sgranocchiata per fare la successiva.

Rimestare i chicchi nel sacco o contenitore per far volare via le farfalle. Non si conserva bene sotto forma di spighe: diventa difficile il controllo delle infestanti e le spighe non sono sempre ben secche come il chicco e tendono a formare muffa nei punti di rottura o nel midollo che può invadere tutta la spiga e rovinarla. Va bene seccare le spighe al sole per poterle sgranocchiare, ma non lasciare le spighe di notte, perché le farfalle notturne le pungono, deponendovi le uova.

Spighe di mais intere cotte.

Esempi di mais colorato.


Scatola di semi di mais. Da controllare spesso
rimestando con la mano e uccidere le farfalle.

Il mais naro nero si può piantare un po' più fitto di quello grosso, ma solo un po' in quanto le piante sono comunque grandi e se hanno spazio e il terreno è fertile producono molte spighe. E' un po' più amaro di quello grosso e le spighette sono meno attaccate dagli uccelli e anche dai vermi perché sono più difficili da aprire e nemmeno si tendono ad aprire da sole. E' comunque buono da mangiare sia crudo quando è tenero e sia cotto.

Mais naro nero


Mais secco messo ad ammollo nell'acqua per più di 2 giorni prima della cottura.


Campetto di mais con le piante in crescita, varietà gialla e rossa. Si intravedono i solchi di irrigazione e ai piedi del mais piante di cicerchie o "cicircoli", una specie di lupini buoni da mettere nella minestra.

Non appena raccolto il mais ed eventualmente i fagioli che si sono rampicati su di esso, conviene abbattere tagliando alla base con una zappa gli stocchi (gli steli della pianta) e ributtare i noccioli della spiga (tutoli) nella terra, affinché si decompongano e muoiano eventuali uova delle larve della farfalla (o piralide) che lo infesta, che altrimenti potrebbero sopravvivere all'inverno e andare ad infestare il raccolto successivo. Quindi abbattete presto il mais, in quanto i tempi di decomposizione sono lunghi e non lasciate assolutamente né piante secche né spighe non raccolte nella terra.

Pomodori. Necessitano di sostegni, ma non si arrampicano. Quelli selvatici poggiano sulle infestanti. Conviene usare due file di pali e fare correre linee di fili man mano che crescono in mezzo, perché legare un elevato numero di piante risulta difficile e troppo faticoso. Consigliata la falsa semina per eliminare le infestanti e per risparmiare lavoro si possono seminare direttamente. Quando si mangiano i pomodori, estrarre le sementi migliori in un colino, aiutandosi con un coltello da cucina. Mettere le sementi a seccare su un pezzo di plastica (ottime le buste della pasta, ma attenzione che non volino via, metteteci un peso su un bordo). Con un coltello i semi si staccano facilmente quando sono secchi e si possono sbriciolare e conservare per la prossima semina. Non è utile la scacchiatura e operazioni simili, che nel caso di grandi colture non sono praticabili. Le piante che sono rampicanti tendono a svilupparsi in altezza (anche fino a più di 2m) ed eliminando alcuni rami con la scacchiatura si rende la pianta più soggetta a cadere. Conviene piantare tante varietà diverse per difendersi meglio dalle avversità.

Separazione dei semi di pomodoro,
messi ad essiccare su una carta di plastica.

Qui in Calabria verso fine ottobre, inizio novembre comincia a fare troppo freddo di notte o ci sono giorni freddi e piovosi e i pomodori finiscono. Non riescono a maturare oppure il freddo notturno li gela, facendo spaccare la buccia e quindi si guastano. Se si prevede tempo brutto e freddo, conviene raccogliere gli ultimi un po' verdi e farli maturare a casa al caldo. E' difficile anche d'estate far seccare i pomodori spaccandoli, nel tentativo di conservarli per l'inverno, utilizzando solo l'energia pulita del sole, in quanto contengono troppa acqua e tendono a formare muffe ancora prima di seccare completamente.

Le sementi dei pomodori che cadono in terra in autunno (o sono contenuti nelle feci degli animali presenti sul campo) possono far germogliare delle piantine tardine. Queste produrranno pochi e piccoli pomodori, che non riusciranno a maturare o saranno più soggetti a malattie, tuttavia cadendo in terra, assicurano la riproduzione della pianta, in quanto faranno spuntare delle buone piante di pomodoro nella prossima primavera. Così funziona da sola la natura. Chi intende però sfruttare lo stesso pezzo di terra per altre colture autunnali e invernali, dovrà estirpare i pomodori quando finiscono, conservarsi i semi secchi e seminarli a primavera, la stagione più adatta per la crescita di piante di pomodoro rigogliose e piene di frutti saporiti.

Maggio

Girasoli. Lo pianto a maggio perché teme il freddo anche notturno ed è tarda primavera che si sviluppa velocemente diventando subito più alto di tutte le eventuali infestanti. Fate attenzione durante la semina che alcuni semi anche se possono sembrare buoni sono vuoti. Stringere forte ogni seme tra pollice e indice prima di seminarlo. Se resiste alla pressione vuol dire che è buono. In questo modo evitate di occupare spazio inutilmente nella terra senza che spunti niente.

Gli uccelli sono ghiotti dei semi di girasole e rischiate di non raccogliere quasi niente, specie per piccoli raccolti. Consiglio pertando di piantare il girasole in aiuole vicino l'abitazione o comunque in spazi frequentati spesso da persone durante il giorno o vicino ad una strada dove il passaggio delle macchine spaventa gli uccelli. Ma la cosa migliore è riutilizzare quelle reti a maglie di plastica che si usano per trasportare le patate e infilarle nel fiore quando si cominciano a formare i semi. Questo tipo di protezione è efficace ed economica e potete riutilizzare le rete di anno in anno.

I semi non hanno parassiti a causa della loro dura corteccia e si conservano a lungo. Esistono girasoli piccoli e grossi, con semi neri e striati. I semi grossi risultano più difficili da mangiare crudi per noi. Decorticarli è un lavoro certosino. E' meglio tostarli in una padella antiaderente. Rimestate spesso e assaggiate finché non sono croccanti. Diventano così uno stack croccante e salutare. Io li mangio da soli oppure col pane o i fichi secchi.

I girasoli più piccoli sono i più attaccati dagli uccelli. Quelli grossi invece piegano la testa a causa del peso della corolla di semi, rendendo più difficile ai volatili l'estrazione dei semi, alcuni tanto che non necessitano nemmeno della rete delle patate per protezione che ho descritto prima. Purché ci sia acqua il girasole cresce in terreni limosi senza necessità di zappatura ed è quindi facile da coltivare.

Per estrarre i semi dalle corolle secche, se sono troppo grosse spezzatele in due o più parti e poi snocciolate i semi con tutte le dita tenendo la corolla capovolta. Ributtate corolle e steli nel campo che si decompongono e diventano concime.

Giugno

Fagioli. Esistono i rampicanti (borlotti striati, coco beans bianchi, etc) e varietà nane, che comunque hanno bisogno di sostegni a 50 cm. Alcuni sono fagiolini rampicanti e si mangiano con tutti i baccelli (se si aspetta che secchino, restano fagioli piccoli utili solo per la semina se sono ben fatti e il baccello secco diventa immangiabile). Per i rampicanti si possono usare canne incrociate tipo tenda indiana oppure file continue di pali e rete come con i piselli. Si mangiano freschi o secchi. Per i secchi c'è il problema di certi coleotteri che li infestano. Esistono poi anche fagiolini nani, che comunque potrebbero piegarsi e vanno preferibilmente seminati a file e rincalzati un po'.

Fagioli, fagiolini e taccole si arrampicano anche al mais. Nel mio caso pianto il mais a fine aprile per raccoglierlo secco prima delle piogge di settembre e i fagioli/fagiolini e taccole rampicanti a inizio luglio ficcando i semini nella terra dopo un allagamento vicino a ciascuna pianta di mais. Quando raccolgo il mais, che matura prima dei fagioli, sto attendo a non spezzare le piante di fagiolo, ma non è difficile. Il fusto del mais secco sosterà i rampicanti fino alla fine della loro produzione fino a Novembre, senza bisogno di edificare altri sostegni. Poi con una zappa abbatto le canne del mais e le lascio a putrefare in terra nell'umido clima invernale, per poi utilizzare la terra così naturalmente fertilizzata in superficie per piantare i piselli a Gennaio.

Minestra di taccole, zucca e pomodoro.


Le taccole piantate a luglio, parte dell'ultimo raccolto di fine novembre
e anche un'ultima melenzana.


Rape e fagioli a la Bertoldo

Fagioli bianchi cotti con peperoni secchi



Si può essere felici con poco?

A volte qualcuno mi chiede come io mi possa accontentare di vivere con poco. La risposta è che dipende da questo poco. I prodotti dell'agricoltura naturale non sono in vendita e per la loro rarità valgono molto. I miei piselli crudi mangiati subito dalla pianta non sarebbero più altrettanto saporiti dopo un'ora. Non occorrono molti soldi per vivere perché ci si può ingegnare a soddisfare le proprie necessità senza soldi o con pochi e si prova piacere nel costruirsi le cose da sé. Così se non avete la casa e ne costruite una piccola di paglia e terra battuta, potrà essere anche più bella, calda e confortevole di una struttura moderna in acciaio e cemento che costa molto di più. L'autocostruzione sarà molto faticosa, però dà maggiori soddisfazioni. Ma forse la risposta migliore è questa:

La vera felicità è la pace con se stessi. E, per averla, non bisogna tradire la propria natura (Mario Monicelli, regista, 1915-2010)

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